La prospettiva di una pena severa, come quella richiesta dal pubblico ministero Capasso – nove anni di reclusione – ha inevitabilmente concentrato l’attenzione sulla necessità di costruire una difesa solida e articolata. La nostra strategia difensiva, sviluppata in sinergia tra il sottoscritto, Gennaro Velle, e la collega Antonella Cuccureddu, non si limita a una mera contestazione delle accuse, ma mira a disarticolare progressivamente l’impianto probatorio dell’accusa e a delineare un quadro alternativo, che possa restituire dignità e libertà al nostro assistito, Francesco Corsiglia.Il processo, per sua natura, è un percorso complesso, un intreccio di interpretazioni e valutazioni. La ricostruzione dei fatti presentata dall’accusa necessita di un esame critico e approfondito. La nostra analisi si focalizzerà, in particolare, su alcuni punti cruciali. Innanzitutto, esamineremo attentamente l’affidabilità e la coerenza della testimonianza della persona offesa. Intendiamo illustrare elementi e circostanze che possano legittimamente mettere in dubbio la sua percezione degli eventi, evidenziando, ove possibile, incongruenze o possibili distorsioni che possano aver influenzato la sua narrazione. Non si tratta di una critica infondata o pretestuosa, ma di un’indagine rigorosa volta a garantire un processo equo e imparziale.Parallelamente, presenteremo una serie di prove e argomentazioni a sostegno dell’innocenza del nostro assistito, fornendo una contro-narrazione che possa rimettere in discussione la versione dei fatti proposta dall’accusa. Queste prove non saranno presentate in modo isolato, ma integrate in un quadro più ampio, volto a dimostrare la mancanza di elementi concreti che possano collegare Francesco Corsiglia ai reati contestati.È fondamentale comprendere che la giustizia non si basa su presunzioni o apparenze, ma su prove certe e inconfutabili. Il nostro obiettivo è dimostrare che le prove a carico del nostro assistito sono insufficienti per sostenere la gravità delle accuse e che la condanna richiesta dal pubblico ministero non è giustificata dalle circostanze concrete.Il verdetto dei giudici rappresenta il culmine di questo percorso, ma non il punto di arrivo. La difesa continuerà a vigilare sull’applicazione corretta del diritto e, qualora necessario, ad adire le vie legali per tutelare i diritti del nostro assistito. Abbiamo preparato un’argomentazione robusta, basata su un’analisi meticolosa delle prove e una profonda comprensione del diritto penale, nella speranza che possa condurre ad un esito positivo per Francesco Corsiglia e per la sua famiglia. La ricerca della verità e della giustizia, in questo contesto, è un dovere imprescindibile.
Difesa a Corsiglia: Contesteremo l’impianto probatorio e chiederemo verità e giustizia
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