Un quadro desolante emerge dall’analisi del 2023 condotta dalla Confederazione Generale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cgia) di Mestre, che dipinge una nazione divisa tra la retorica della lotta all’evasione fiscale e una scarsa propensione all’azione concreta a livello locale. Su quasi ottomila Comuni italiani, un numero sorprendentemente limitato – appena il 3,7% – ha attivato canali di segnalazione all’Agenzia delle Entrate, denunciando sospette irregolarità o comportamenti elusivi. Un dato che, di per sé, denota una lacuna significativa nell’applicazione di misure preventive e repressive nei confronti dell’evasione e dell’elusione fiscale.La geografia di questa scarsa proattività è eloquente: tra i 296 Comuni virtuosi, spicca l’isolamento della Molise, rappresentata unicamente dal piccolo Comune di Mafalda, incastonato nella provincia di Campobasso. Questa singola presenza molisana in un panorama nazionale altrimenti desertico sottolinea una problematica più ampia, che affligge l’intero Paese e riflette una diffusa mancanza di volontà politica e di risorse dedicate alla lotta contro i comportamenti fiscalmente scorretti.L’aspetto particolarmente allarmante risiede nel fatto che l’impegno nella segnalazione di irregolarità comporta un incentivo finanziario per gli enti locali. L’attribuzione del 50% degli importi accertati alle Amministrazioni comunali che denunciano infrazioni dovrebbe, in teoria, stimolare l’azione. Tuttavia, il dato reale dimostra come questa opportunità economica venga spesso ignorata. La Cgia sottolinea con giustificata preoccupazione come l’apparente sensibilità collettiva verso il problema dell’evasione – un sentimento espresso in molte dichiarazioni pubbliche – si scontrate con una realtà fatta di inerzia e omissione.Questa passività, che coinvolge anche figure apicali come Sindaci e amministratori comunali, solleva interrogativi sulla reale volontà di contrastare un fenomeno che impoverisce la collettività e mina la sostenibilità del sistema sociale. L’inerzia può essere motivata da una molteplicità di fattori, che vanno dalla complessità delle procedure di segnalazione alla paura di ritorsioni da parte di soggetti coinvolti in attività illegali, passando per una sottovalutazione della portata del problema stesso.La situazione non è semplicemente un difetto amministrativo, ma riflette una profonda crisi di responsabilità civica e di fiducia nelle istituzioni. Per invertire questa tendenza, è necessario un cambio di paradigma che coinvolga una maggiore sensibilizzazione dei cittadini, un rafforzamento degli strumenti di controllo e un incentivo più efficace per le amministrazioni locali ad assumere un ruolo attivo nella lotta all’evasione fiscale. L’esempio isolato di Mafalda, purtroppo, non basta a risolvere una problematica nazionale che richiede un impegno corale e una visione strategica a lungo termine.