venerdì, 23 Maggio 2025
MilanoEconomiaLa carceri italiana: luoghi di afflizione o spazi di reinserimento?

La carceri italiana: luoghi di afflizione o spazi di reinserimento?

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L’Italia si trova dinanzi a un problema di proporzioni immense, strettamente connesso all’applicazione dell’articolo 27 della nostra Costituzione: le carceri devono essere spazi di reinserimento e rieducazione, non luoghi di afflizione. Tuttavia, il nostro Paese fallisce miseramente nell’adempimento del dettato costituzionale, lasciando sfuggire un tragico quadro della realtà carceraria: 61.000 detenuti in condizioni di sovraffollamento e scarsa qualità della vita, con l’evidente eccezione di alcune tra le 189 carceri che si trovano sul nostro territorio.Il presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) Renato Brunetta, intervenuto al Festival dell’Economia a Trento durante il vertice Scuola, lavoro, formazione in carcere e fuori con l’obiettivo recidiva zero, ha evidenziato come l’assistenza ai detenuti nei minimi servizi di base come dentiere, occhiali e apparecchi acustici sia spesso inaccessibile a causa delle precarie condizioni economiche. Una situazione paradossale che non stupisce, viste le dichiarazioni del presidente Brunetta: “Spendiamo un bel grumo di miliardi per sostenere il sistema carcerario, ma almeno funziona? La risposta è negativa; infatti, siamo consapevoli del fatto che il 70% dei detenuti, una volta usciti dal carcere, ci rientra. Si chiama recidiva”.Altri studi dicono che se durante la privazione della libertà i detenuti hanno l’opportunità di godere di esperienze formativo-lavorative la recidiva precipita notevolmente al 2% e fino allo 0%. Questi dati non fanno altro che ribadire come sia possibile creare un sistema più efficace per contenere il fenomeno della recidiva, ma anche rispondere al dettato costituzionale. Il presidente del Cnel ha sottolineato la necessità di investire nell’istruzione, nella formazione e nel lavoro, soprattutto ai soggetti che stanno per uscire dal carcere. Una scelta che non solo avrebbe un impatto diretto sulla riduzione della recidiva ma anche su speranza di reinserimento sociale che queste persone potrebbero ritrovare nel proprio futuro.

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