La prima di *Die Zauberflöte* di Mozart al Teatro Carlo Felice ha generato un’attesa palpabile, coronata da una sala gremita che ha testimoniato il rinnovato interesse per quest’opera cruciale. Ritornata a Genova dopo anni di assenza, la rappresentazione, affidata a un allestimento storico di Lele Luzzati, sotto la direzione di Giancarlo Andretta e con la regia di Daniele Abbado, ha rappresentato un’occasione per riscoprire la profondità e la complessità di un capolavoro che definisce l’estremo periodo creativo di Mozart.Composto nel 1791, un anno di intensa produzione per il genio salisburghese, che vide la composizione di opere come il Concerto per Clarinetto, *La Clemenza di Tito* e il misterioso *Requiem*, *Il flauto magico* trascende la semplice opera, configurandosi come un pilastro fondamentale per la cultura tedesca e per la storia della musica occidentale. L’opera, intrisa di simbolismo e allegorie, fonde elementi illuministici e massonici, offrendo una riflessione sul percorso dell’uomo verso la conoscenza e la redenzione.L’allestimento di Luzzati, con la sua estetica fiabesca e un impianto scenico volutamente essenziale, ha saputo evocare l’atmosfera magica e fantastica del *Zauberflöte*, trasportando il pubblico in un mondo di sogni e simboli. La regia di Abbado ha permesso di valorizzare la struttura drammatica dell’opera, evidenziando i contrasti tra il sublime e il grottesco, la leggerezza e la solennità. La direzione di Giancarlo Andretta ha guidato l’orchestra in un percorso di ricerca e equilibrio, con un’attenzione particolare all’integrazione tra la buca e il palcoscenico. La partitura di Mozart, di una nobiltà ineguagliabile, si rivela un intricato gioco di contrasti, in cui l’abilità compositiva si fonde con la profonda comprensione della voce umana e dei suoi molteplici registri espressivi.Il cast, composto prevalentemente da giovani talenti provenienti dall’Accademia del Teatro, ha offerto una performance energica e appassionata, seppur con alcune disomogeneità. Gabriella Ingenito, nel ruolo di Pamina, si è distinta per la sua solida tecnica, l’eleganza interpretativa e la capacità di comunicare emozioni intense. Martina Saviano ha affrontato con prontezza e agilità le impegnative vocalizzi dell’aria della Regina della Notte, seppur necessitando di maggiore proiezione nel registro grave per rendere pienamente l’ambiguità e la potenza del personaggio.Samuele Di Leo ha incarnato un Tamino coraggioso e profondamente innamorato, mentre Ernesto de Nittis ha saputo conquistare il pubblico con la sua interpretazione divertente e vivace del buffo Papageno, abbinato alla carismatica Giada Venturini. Antonino Arcilesi, nei panni di Sarastro, avrebbe potuto conferire maggiore autorità e solennità al personaggio, mentre Davide Zaccherini ha offerto un Monostatos ambiguo e inquietante.L’esperienza dei giovani cantanti si è rivelata evidente in alcuni momenti di difficoltà nell’esecuzione delle complesse trame vocali e nella gestione della prosa in tedesco, ma l’entusiasmo e la freschezza hanno compensato queste mancanze, promettendo un futuro ricco di successi. La rappresentazione si è conclusa con prolungati applausi, segno di un profondo apprezzamento per l’opera e per il talento dei suoi interpreti.
Mozart al Carlo Felice: un *Flauto Magico* tra storia e futuro
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