venerdì, 4 Luglio 2025
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Omicidio a Porto Cervo: richiesta 16 anni per Masala

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La richiesta di sedici anni di reclusione avanzata dalla Procura, guidata dalla sostituto procuratore Claudia Mancini, ha segnato una fase cruciale nel processo per l’omicidio volontario di Tonino Pirastru, il pensionato di 76 anni deceduto il 3 luglio 2024 a Liscia di Vacca, frazione di Porto Cervo. Il processo, celebrato con rito abbreviato dinanzi al giudice per le indagini preliminari Alessandro Cossu, vede Mario Masala, 40enne residente a Sassari, imputato per il tragico evento. La data del 15 luglio è ora fissata per l’arringa delle parti civili, rappresentate dagli avvocati Elias Vacca ed Ezia Orecchioni, e per le repliche della difesa, curata dai legali Nicola Sarra e Gian Carlo Frongia.Durante la seduta odierna, Masala era presente in aula, mantenendo la sua versione dei fatti: l’uomo sostiene di aver manovrato bruscamente per evitare un animale imprevisto che si era gettato sulla carreggiata, nei pressi dell’abitazione della vittima. Questa dichiarazione, tuttavia, contrasta nettamente con le ricostruzioni emerse dagli accertamenti tecnici eseguiti sul luogo dell’incidente da parte della polizia stradale di Olbia e dai vigili del fuoco, incaricati di recuperare il corpo del pensionato, rimasto incastrato sotto il furgone.La Procura, sulla base di queste evidenze e di ulteriori indagini, contesta a Masala un omicidio premeditato, motivato da una acredine di vicinato che aveva preceduto l’investimento. La ricostruzione della Procura suggerisce un quadro più complesso di una semplice sfortunata collisione: un acceso conflitto tra i due uomini, culminato con una violenta lite poche ore prima del tragico evento, alimenta il sospetto di un movente passionale e premeditato. L’analisi degli elementi a disposizione degli inquirenti si concentra ora sulla verifica della coerenza tra la versione dell’imputato e le prove fisiche raccolte, al fine di delineare con precisione la dinamica dell’accaduto e accertare l’effettiva responsabilità di Masala. La richiesta di una condanna così severa suggerisce la gravità delle accuse e la convinzione della Procura di aver ricostruito un quadro di un atto volontario e intenzionale. Il processo si prospetta, pertanto, come un momento cruciale per fare luce sulla vicenda e garantire giustizia per la famiglia della vittima, offrendo al contempo una valutazione completa della responsabilità dell’imputato.

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