La richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero Gabriella Dotto nei confronti di due giovani pallanuotisti, ex atleti di serie A, solleva un complesso intreccio di accuse che vanno oltre la semplice violenza sessuale, toccando temi cruciali come la manipolazione psicologica, la diffusione non consensuale di immagini intime e la cultura della mercificazione del corpo femminile. La vicenda, ambientata a Genova nel 2022, coinvolge due studenti universitari, rispettivamente di 22 e 24 anni al momento dei fatti, e si configura come un caso emblematico delle dinamiche di potere e vulnerabilità che possono manifestarsi in contesti sociali specifici, come quello dello sport agonistico.Il pubblico ministero ha formulato una richiesta di condanna significativa, che riflette la gravità dei capi d’imputazione contestati: abuso sessuale e, in aggiunta, la diffusione di materiale video raffigurante rapporti sessuali, una pratica definita *revenge porn*, perpetrata all’interno di conversazioni private con amici. Questa accusa aggiuntiva suggerisce un pattern comportamentale allarmante, in cui la sfera intima viene trattata come oggetto di scambio e intrattenimento, sminuendo la dignità e l’autonomia della persona coinvolta.La ricostruzione dei fatti, basata sull’indagine condotta dal pubblico ministero e dalla squadra mobile, dipinge un quadro inquietante. Secondo l’accusa, i due giovani avrebbero esercitato una pressione psicologica sulla giovane, inducendola al consumo eccessivo di alcol, per poi condurla presso l’abitazione di uno di loro. In questo ambiente, la donna avrebbe subito abusi e lesioni, immortalati, peraltro, con dispositivi mobili, circostanza che aggrava ulteriormente la responsabilità degli imputati. La documentazione visiva degli eventi, con la conseguente possibilità di divulgazione non consensuale, configura un elemento di profonda violazione della privacy e della dignità della vittima.L’azione della polizia giudiziaria, che ha provveduto a convocare le donne presenti nelle immagini recuperate dai telefoni cellulari, sottolinea l’importanza di un approccio investigativo attento alla tutela delle vittime e alla raccolta di prove concrete.Gli imputati, assistiti dagli avvocati Andrea Vernazza e Fabio La Mattina, si sono finora difesi sostenendo la consensualità dei rapporti con la giovane, una versione che contrasta con le accuse formulate dal pubblico ministero e con le prove raccolte durante l’indagine.Il processo solleva questioni fondamentali relative alla responsabilità penale, alla tutela della privacy e alla prevenzione di fenomeni di violenza di genere, e invita a una riflessione più ampia sulle dinamiche sociali e culturali che possono favorire tali comportamenti, richiedendo un impegno concreto per promuovere una cultura del rispetto e della responsabilità. La vicenda evidenzia la necessità di una maggiore sensibilizzazione sui pericoli del *revenge porn* e sull’importanza di garantire alle vittime strumenti efficaci per la protezione dei loro diritti.
Pallanuotisti, processo per violenza sessuale e revenge porn a Genova.
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