Un nuovo provvedimento di sequestro ha interessato la Pozza dei Fanghi di Vulcano, sollevando interrogativi urgenti sulla sicurezza e sulla corretta gestione di un’attrazione turistica con caratteristiche uniche e potenzialmente rischiose. La decisione, in seguito a un episodio preoccupante che ha visto un turista lombardo, affetto da diabete e problematiche vascolari agli arti inferiori, precipitare in una condizione critica, riaccende il dibattito sulla responsabilità e la prevenzione in contesti termali.L’uomo, ignorando le segnalazioni esplicite e le avvertenze affisse all’ingresso che regolamentano l’accesso e il comportamento dei bagnanti, si è immerso nella fanghiglia termale. Immediatamente dopo, un rapido deterioramento delle sue condizioni di salute ha richiesto l’intervento tempestivo della Guardia Medica dell’isola. La gravità della situazione, manifestatasi con lesioni evidenti ai piedi che necessitavano di fasciature, ha reso indispensabile un trasferimento d’urgenza prima all’ospedale di Lipari e successivamente al prestigioso Policlinico del Civico di Palermo. Le prime valutazioni mediche suggeriscono la possibile insorgenza di un principio di necrosi tissutale, un quadro clinico allarmante che sottolinea i pericoli intrinseci di un ambiente termale non adeguatamente gestito e frequentato da persone con specifiche vulnerabilità di salute.Il sequestro probatorio disposto dalle autorità non è un evento isolato. La Pozza dei Fanghi, infatti, ha una storia complessa, segnata da precedenti provvedimenti restrittivi legati ad abusi edilizi che hanno compromesso l’integrità dell’area e potenzialmente alterato le caratteristiche naturali delle acque termali. La riapertura, avvenuta il primo giugno da parte della società Geoterme, era stata preceduta da un lungo periodo di inattività, proprio in seguito a tali irregolarità. L’incidente solleva questioni cruciali. Oltre all’accertamento delle responsabilità legate alla gestione e alla sorveglianza dell’area, emerge la necessità di una revisione approfondita dei protocolli di sicurezza. È imprescindibile garantire una comunicazione chiara e accessibile sui rischi specifici associati alle acque termali, soprattutto per persone con patologie preesistenti. Potrebbero essere opportuni controlli sanitari preventivi, screening o almeno la richiesta di autocertificazioni riguardanti lo stato di salute dei visitatori. Il caso mette in luce la delicatezza di bilanciare lo sviluppo turistico con la tutela della salute pubblica e la salvaguardia dell’ambiente naturale. La Pozza dei Fanghi di Vulcano, con le sue proprietà curative e il suo fascino suggestivo, rappresenta un patrimonio da valorizzare in modo responsabile e sostenibile, proteggendo sia i visitatori che l’ecosistema che la ospita. La vicenda richiede un’indagine approfondita per stabilire le cause precise dell’evento e definire azioni correttive durature, affinché simili episodi non si ripetano e la bellezza di questo luogo possa essere goduta in piena sicurezza.
Pozza dei Fanghi: Sequestro e Interrogativi sulla Sicurezza a Vulcano
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