lunedì, 16 Giugno 2025
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Ritardo nella PET, rischio per un paziente: l’ARS chiede risposte.

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La vicenda di un paziente siracusano di 58 anni solleva una grave e preoccupante questione riguardante l’accesso tempestivo alle cure diagnostiche, mettendo a nudo le criticità di un sistema sanitario pubblico in evidente sofferenza. L’uomo, affetto da lesioni toraciche e la presenza di noduli polmonari, necessitava urgentemente di una PET (Tomografia a Emissione di Positroni) per escludere o confermare il sospetto di una patologia tumorale in atto o imminente. La prescrizione del medico curante, imperativa e definita entro un arco temporale di dieci giorni, è stata inspiegabilmente ignorata, fissando l’esame diagnostico a metà novembre, un lasso di tempo di circa sei mesi dalla richiesta originale.Questo ritardo, come denuncia il deputato all’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) e pediatra Carlo Gilistro, membro della commissione Salute, rappresenta una profonda falla nel diritto alla salute sancito dalla Costituzione italiana. La gravità del sospetto diagnostico rende tale ostruzione non solo inaccettabile, ma potenzialmente fatale. Se la PET dovesse rivelare un quadro clinico sfavorevole, l’intervallo temporale prolungato potrebbe consentire la diffusione metastatica, con conseguenze devastanti per il paziente e la sua famiglia.La situazione evidenzia una drammatica perdita di efficienza e di priorità all’interno del sistema sanitario regionale, che sembra aver smarrito la capacità di rispondere adeguatamente ai bisogni urgenti dei pazienti. Non si tratta di un caso isolato, ma di un sintomo di un malessere più ampio, che riflette una crisi profonda di valori e di responsabilità.Aggiungendo ulteriore gravità alla vicenda, si considera il disagio logistico imposto al paziente, costretto a intraprendere un viaggio di quasi 500 chilometri, con una durata complessiva di oltre sei ore, per sottoporsi all’esame diagnostico presso una struttura convenzionata a Palermo. Questa limitazione della mobilità, resa necessaria dalla gestione delle prenotazioni tramite il CUP, aggrava ulteriormente la sofferenza del paziente e la sua famiglia.La vicenda, oltre ad essere un’emergenza sanitaria individuale, è un campanello d’allarme per l’intera comunità siciliana, che chiede a gran voce un ripensamento radicale delle politiche sanitarie, finalizzato a garantire un accesso equo e tempestivo alle cure, nel rispetto della dignità umana e del diritto alla salute. È necessario un intervento urgente e risolutivo per evitare che episodi simili si ripetano, preservando la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario pubblico.

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