venerdì, 4 Luglio 2025
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Stele antropomorfa: recuperata un tesoro dell’età del rame.

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La recente restituzione di una stele antropomorfa in marmo della Val Venosta, risalente al terzo millennio a.C., rappresenta un evento significativo per la comprensione del patrimonio culturale e delle dinamiche socio-politiche dell’età del rame nell’arco alpino. L’opera, appartenente al Gruppo Atesino – un’identità culturale che si estendeva tra l’attuale Trentino-Alto Adige e il Vorarlberg austriaco – è stata recuperata dal Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia e restituita alla Soprintendenza per i Beni e le Attività Culturali della Provincia di Trento.La stele, precedentemente in possesso di un privato della Val di Ledro, si aggiunge a un corpus di ventitrè esemplari noti, di cui dieci rinvenuti in provincia di Trento. Questi includono i reperti provenienti dalla Valle di Non (Revò) e, in maniera più concentrata, dal sito di Arco, dove gli scavi relativi alla costruzione del nuovo ospedale tra il 1989 e il 1990 portarono alla luce otto stele. La stretta connessione con i monumenti di Arco, attualmente esposti al Museo Alto Garda (MAG) di Riva del Garda, suggerisce un’origine e una funzione cerimoniale condivisa, rafforzando l’importanza di contestualizzare la nuova stele all’interno di questo panorama culturale.Le decorazioni incise su tutte le superfici della stele offrono spunti interpretativi cruciali per ricostruire il mondo spirituale e sociale di questa comunità. La presenza di un’ascia da combattimento, simbolo di potere e dominio, accanto a figure antropomorfe, solleva interrogativi complessi. Mentre alcune ipotesi suggeriscono la raffigurazione di personaggi storici o divinità, l’interpretazione più plausibile, sostenuta dalla Soprintendenza, è che si tratti di antenati. Questa raffigurazione, ricorrente nelle stele del Gruppo Atesino, potrebbe aver svolto un ruolo fondamentale nella costruzione dell’identità di gruppo e nella legittimazione del potere, in un contesto geografico spesso segnato da conflitti territoriali e rivendicazioni di appartenenza. La localizzazione dei siti di ritrovamento in zone di confine sottolinea, in questo senso, la funzione di demarcazione e affermazione identitaria di questi monumenti.L’operazione di recupero, coordinata dalla Procura della Repubblica di Rovereto, evidenzia l’impegno delle forze dell’ordine nella lotta al traffico illecito di beni culturali. Il recupero è frutto di un’indagine che ha permesso di individuare un bene proveniente dal patrimonio culturale nazionale, sottratto e commercializzato illegalmente. Il tenente colonnello Emanuele Meleleo, comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, ha illustrato il quadro allarmante del fenomeno del furto di opere d’arte, con un numero significativo di oggetti sottratti e registrati nella banca dati. L’introduzione e l’utilizzo di tecnologie innovative, come l’applicazione Swoads (Stolen works of art detection system), dimostrano la capacità dell’Arma dei Carabinieri di adattarsi alle nuove sfide e di ottenere risultati concreti nella prevenzione e nella repressione dei reati contro il patrimonio culturale, riconoscimento confermato dal prestigioso Innovative Police Force Award del 2023. La restituzione della stele rappresenta non solo un recupero materiale, ma anche un’opportunità per approfondire la conoscenza di un’epoca cruciale per la storia delle Alpi.

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