Il Piave, arteria fluviale che solca il paesaggio trevigiano, si rivela ancora una volta teatro di una vicenda drammatica. Le sue acque, in estate, assumono l’illusoria apparenza di un bacino balneabile accessibile, un “mare a buon mercato” come spesso viene definita in modo improprio, ma celano insidie e correnti imprevedibili. La leggerezza estiva, la ricerca di un momento di svago, si sono trasformate in tragedia per un giovane di ventuno anni, originario del Venezuela e residente in Friuli.La dinamica, ancora in fase di ricostruzione, vede il ragazzo, in compagnia di amici, intrattenuto in un’area fluviale situata lungo l’argine di Fagarè, nel territorio trevigiano. La località, frequentata per la sua apparente tranquillità e la possibilità di un rapido refrigerio dal caldo estivo, non riesce a mascherare la natura selvaggia e impetuosa del fiume. Il Piave, nato dalle sorgenti delle Prealpi, non è un lago placido. La sua portata, influenzata dalle piogge e dallo scioglimento delle nevi, varia considerevolmente, generando sezioni di corrente forte e profondità inaspettate. La percezione di sicurezza offerta da un cielo azzurro e da temperature elevate può facilmente ingannare, portando a sottovalutare i rischi intrinseci di un ambiente fluviale così dinamico.Questo incidente, purtroppo, non è un evento isolato. La storia del Piave è costellata di tragedie simili, frutto di una pericolosa commistione tra un desiderio di evasione e una scarsa consapevolezza dei pericoli ambientali. La pressione antropica, l’urbanizzazione delle sponde e una cultura del divertimento che spesso ignora i segnali di pericolo, contribuiscono ad aumentare il rischio di incidenti.È necessario un ripensamento radicale dell’approccio alla fruizione del territorio fluviale. Non basta limitarsi a segnalazioni e divieti, spesso ignorati. È fondamentale promuovere una cultura della sicurezza, attraverso programmi di educazione ambientale rivolti a tutti i livelli, dai bambini agli adulti. Occorre informare sui rischi specifici del Piave, sulle correnti, sulle zone più profonde, sulle variazioni di portata.Inoltre, è indispensabile un maggiore controllo del territorio, con la presenza di personale qualificato in grado di vigilare sulle aree più frequentate e di intervenire tempestivamente in caso di emergenza. La prevenzione, l’informazione e la vigilanza rappresentano le armi più efficaci per evitare che il Piave, da fonte di bellezza e ricchezza, continui a essere teatro di dolore e di perdita. La memoria di questa ultima tragedia deve servire da monito e spingere a un impegno concreto per rendere i nostri fiumi più sicuri e accessibili a tutti, nel rispetto della loro natura selvaggia e imprevedibile.
Tragedia sul Piave: un giovane perde la vita, serve più sicurezza.
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