Nel panorama economico italiano del 2024, emerge una tendenza significativa: la crescita delle imprese “coesive”, entità che integrano nel proprio modello di business relazioni solide e durature con una pluralità di stakeholder, tra cui dipendenti, clienti, comunità locali, istituzioni pubbliche, enti formativi e organizzazioni del terzo settore. Questo segmento, cruciale per lo sviluppo sostenibile, ha raggiunto il 44% del totale delle imprese manifatturiere, segnando un’impennata rispetto al 32% rilevato nel 2018.L’Umbria, pur rappresentando una quota marginale (circa il 2%) del totale delle imprese coesive nazionali, offre una prospettiva interessante. Il rapporto “Coesione è competizione”, elaborato da Symbola Unioncamere e diffuso dalla Camera di Commercio regionale, sottolinea come la sua incidenza, se confrontata con il peso del PIL regionale (che si attesta intorno all’1,4-1,5% del totale nazionale), riveli una propensione alla coesione superiore alla media. Un dato che, purtroppo, rimane in gran parte “invisibile”, oscurato da una narrazione spesso focalizzata sulle fragilità territoriali.L’analisi specifica del settore manifatturiero umbro evidenzia un quadro particolarmente incoraggiante, con quasi il 40% delle imprese che si qualificano come coesive. Questa percentuale colloca la regione all’undicesimo posto a livello nazionale per incidenza di imprese manifatturiere coesive, un risultato di tutto rispetto che riflette un impegno profondo verso la creazione di valore condiviso.Secondo il presidente della Camera di Commercio, Giorgio Mencaroni, l’Umbria non è “in ritardo” sulla coesione, ma piuttosto “inascoltata”. L’eccellenza umbra si cela dietro un silenzio che impedisce una corretta valorizzazione del suo potenziale. Molte aziende investono in capitale umano, collaborano attivamente con il territorio, promuovono l’innovazione con prudenza e generano ricchezza distribuita, ma faticano a emergere nel racconto nazionale.È imperativo costruire una narrazione forte e veritiera, fondata su dati concreti e testimonianze dirette, che restituisca visibilità a questo patrimonio nascosto. Dobbiamo abbandonare la retorica dei territori “fragili” e abbracciare un paradigma di “territori intelligenti”, capaci di conciliare sostenibilità ambientale, competitività economica e coesione sociale. La crescita economica non è un processo isolato; l’ecosistema imprenditoriale prospera solo se permeato da relazioni collaborative e sinergiche.Il ruolo delle istituzioni è cruciale per favorire l’attivazione di connessioni, il rafforzamento delle reti e la valorizzazione delle iniziative virtuose. Non è tempo di attesa passiva, ma di azione proattiva volta a rendere visibile ciò che funziona, integrando queste esperienze nel cuore delle politiche di sviluppo regionale, promuovendo un modello di crescita inclusivo e duraturo.
Umbria, capitale della coesione: un’eccellenza nascosta nel manifatturiero.
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