L’appello del Presidente di Abi, Antonio Patuelli, al congresso di Acri, ha messo in luce una criticità cruciale per il futuro dell’Unione Bancaria europea: la necessità impellente di un quadro normativo armonizzato e applicato uniformemente in tutti gli Stati membri. La recente decisione del governo portoghese di bloccare l’acquisizione di Novo Banco da parte di CaixaBank non è stata interpretata come un episodio isolato, ma come un campanello d’allarme che rischia di paralizzare l’integrazione bancaria europea, contraddicendo i principi fondamentali sanciti dal Trattato di Maastricht.Il veto, infatti, solleva interrogativi profondi sulla capacità dell’UE di garantire un mercato unico bancario realmente funzionante, dove le banche possano operare liberamente attraverso i confini nazionali senza essere soggette a protezionismi nazionali o a interpretazioni divergenti delle regole. Questo scenario compromette la realizzazione di un sistema finanziario più resiliente, efficiente e in grado di sostenere la crescita economica dell’Europa.Un ulteriore elemento significativo nell’analisi del Presidente Patuelli è stata l’influenza delle politiche monetarie della Banca Centrale Europea (BCE). I tassi di interesse, mantenuti a livelli eccezionalmente bassi, tra i più bassi a livello globale, stanno attirando capitali verso l’Italia. Questa dinamica, se da un lato contribuisce alla riduzione progressiva dello spread, ora attestatosi al di sotto dei 100 punti base, dall’altro rivela una complessa interdipendenza dei mercati finanziari.L’afflusso di capitali, pur riducendo il rischio paese percepito, non dipende esclusivamente dalla solida performance dell’economia italiana. È anche alimentato da investitori alla ricerca di rendimenti più elevati, provenienti da aree geografiche che manifestano una minore fiducia nelle proprie valute. Questo fenomeno, lungi dal rappresentare unicamente un beneficio, mette in luce una vulnerabilità potenziale, legata alla dipendenza da flussi di capitale esterni.Il Presidente Patuelli ha auspicabilmente sottolineato il successo della moneta unica europea, evidenziandone la stabilità e la capacità di fungere da ancora di salvezza in tempi di turbolenza. Questo apprezzamento, però, assume un significato ancora più profondo se contestualizzato nella memoria collettiva italiana, ancora vivida del passato, quando l’economia nazionale era afflitta da tassi di sconto proibitivi, come il famigerato 19,5%, e da un’inflazione incontrollata, caratteristiche intrinseche del regime della lira. La stabilità dell’euro, pertanto, rappresenta un bene prezioso, un risultato storico che richiede costante tutela e un impegno condiviso da parte di tutti i membri dell’Unione Europea. L’armonizzazione delle regole bancarie, in questo contesto, non è solo una questione tecnica, ma un imperativo per la salvaguardia della stabilità finanziaria e della prosperità dell’intero continente.
Unione Bancaria a rischio: Patuelli lancia l’allarme.
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