La recente indagine della Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna, sezione di controllo, ha messo in luce delicate questioni riguardanti la governance e i rapporti finanziari tra le università regionali e le loro rispettive fondazioni. L’istruttoria, condotta nel biennio 2021-2022 con il supporto della Guardia di Finanza e presieduta da Marcovalerio Pozzato, con la partecipazione del consigliere relatore Alberto Rigoni, ha focalizzato l’attenzione su pratiche che sollevano interrogativi in merito al corretto utilizzo di risorse pubbliche e al rispetto delle normative che disciplinano il finanziamento di enti privati.Le criticità emerse coinvolgono primariamente le Università di Bologna e Modena e Reggio Emilia, evidenziando modelli di gestione che, pur perseguendo obiettivi di sviluppo e innovazione, presentano elementi di potenziale irregolarità. Nel caso dell’Università di Bologna, l’analisi si è concentrata sulla Bologna Business School (BSS), una fondazione di partecipazione che, pur avendo un’impostazione privata, si avvale di risorse e infrastrutture universitarie. Un elemento particolarmente significativo è la cessione gratuita di Villa Guastavillani, una proprietà di pregio situata sulle colline bolognesi, con un contributo di 600.000 euro destinato alla manutenzione. Questa operazione, unita al trasferimento di un milione di euro di fondi ministeriali destinati alla realizzazione di un centro studi meteorologico, solleva dubbi sulla trasparenza e sulla legittimità dell’utilizzo di risorse pubbliche. La Corte dei Conti ha rilevato che i fondi, vincolati per specifica destinazione, sono stati versati direttamente alla BSS anziché ad un fondo universitario gestibile, rendendoli di fatto indisponibili e senza l’approvazione esplicita del Ministero dell’Università e della Ricerca. Questa dinamica, a parere dei giudiziari, configura una forma di finanziamento indiretto a un soggetto privato, priva di una preventiva valutazione comparativa dei soggetti potenzialmente interessati. La verifica non ha inoltre accertato l’effettiva operatività del centro meteorologico per il quale erano stati destinati i fondi.Per quanto riguarda l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’indagine ha riguardato la partecipazione alla fondazione universitaria ‘Marco Biagi’. In questo contesto, è emerso che un bene immobile demaniale, originariamente attribuito all’Università nel 2002, è stato “girato” alla Fondazione nel 2008 senza il preventivo assenso dell’ente demaniale, violando così le normative che regolano la gestione del patrimonio demaniale. Questa traslazione patrimoniale, priva di autorizzazione, rappresenta un’anomalia procedurale che richiede un approfondimento.L’indagine complessiva non si limita a denunciare singole irregolarità, ma solleva interrogativi più ampi sulla relazione simbiotica, a volte sfumata, tra università e fondazioni. La crescente importanza delle fondazioni, spesso concepite come strumenti per attrarre risorse esterne, promuovere l’innovazione e rafforzare il legame con il territorio, non deve compromettere la trasparenza e l’accountability nell’utilizzo del denaro pubblico. È cruciale che le istituzioni accademiche definiscano con precisione i ruoli e le responsabilità all’interno di queste strutture, garantendo che le decisioni siano prese in modo collegiale e nel rispetto della legalità. La Corte dei Conti, con la sua indagine, mira a fornire un contributo fondamentale per il miglioramento della governance delle università regionali e per la tutela dell’interesse pubblico.
Università Emilia-Romagna: Sotto Indagine Rapporti con le Fondazioni
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