domenica, 15 Giugno 2025
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Venezia contro Bezos: Protesta sul Campanile, Venezia non è in vendita.

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Un gesto simbolico e provocatorio ha incrociato la bellezza secolare di Venezia: uno striscione recante il nome di Jeff Bezos sbarrato da una X di colore rosso è comparso stamani sul Campanile della Basilica di San Giorgio, elevando una protesta vibrante contro le imminenti celebrazioni nuziali del magnate di Amazon, previste nella Laguna.L’azione, compiuta da un collettivo di attivisti, rappresenta un atto di resistenza culturale contro un fenomeno più ampio: la mercificazione del patrimonio veneziano. Il messaggio, esplicito e inequivocabile, risuona come un grido: “Venezia non è in vendita”. Non è un bene di lusso da offrire in affitto per eventi privati, né uno sfondo pittoresco per esibire ricchezza e potere. La critica si estende al di là della sola cerimonia, puntando il dito contro una visione che ridurrebbe la città a un mero palcoscenico per i voleri di un singolo individuo, alimentata, a detta degli attivisti, da un’amministrazione comunale permeata da un’ambiguità etica e compromessa.L’azione odierna non è un evento isolato, bensì l’apice di una crescente ondata di mobilitazione popolare. Domani pomeriggio, una grande assemblea è prevista a Rialto, fulcro storico e commerciale di Venezia, dove si prevede una manifestazione di vasta portata. Parallelamente, si moltiplicano iniziative di protesta più piccole e diffuse, concepite per coinvolgere la cittadinanza in ogni sua componente. Il motto “No Space For Bezos” diventa così un’esortazione all’azione, un invito a rivendicare il diritto di Venezia a preservare la propria identità, la propria storia e la propria vocazione al di là delle logiche del profitto e dello spettacolo. L’obiettivo non è semplicemente quello di interrompere un matrimonio, ma di sollevare una questione fondamentale: il futuro di Venezia e il suo valore intrinseco, al di là di qualsiasi valutazione economica o di immagine. Si tratta di difendere un’eredità culturale millenaria, fragile e preziosa, da un processo di trasformazione che rischia di cancellarne l’essenza e di privarla della sua anima. La protesta si configura, quindi, come un appello alla responsabilità collettiva, un monito rivolto a chi detiene il potere e un invito alla resilienza per una comunità che non intende rinunciare alla propria dignità.

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