La Fondazione Giorgio Cini, con radici profonde nell’identità veneziana e nello spirito di San Giorgio in Alga, presenta una mostra di straordinaria rilevanza storica e sociale: “Venezia e le Epidemie”. L’iniziativa, aperta al pubblico fino al 19 dicembre, affonda le sue origini in una ricerca meticolosa condotta dall’Istituto di Storia della Società e dello Stato Veneziano, e si dispiega attraverso un corpus di documenti d’archivio di inestimabile valore: manoscritti rari, volumi d’epoca, disegni, incisioni, le testimonianze tangibili delle *fedi sanità* (i passaporti sanitari del tempo), editti governativi e la corrispondenza dei Provveditori alla Sanità, figure chiave nella gestione delle emergenze mediche della Repubblica Serenissima.La mostra non si limita a ripercorrere le ben note ondate di peste che hanno flagellato Venezia e l’Europa – dal devastante morbo del 1348-49, passando per l’epidemia del 1575-77, fino al dramma del 1630-31 – ma si propone di analizzare la risposta istituzionale veneziana, unica nel suo genere per l’efficacia e la sua estensione capillare nel panorama dell’epoca moderna. Venezia, in quegli anni cruciali, dimostrò una capacità di strutturare politiche pubbliche e misure di prevenzione che trascendono la mera reazione all’emergenza.Secondo Daniele Franco, direttore scientifico della Fondazione, la storia delle pandemie ci ricorda la necessità di una risposta collettiva, un impegno totale da parte di ogni strato sociale. Non si tratta solo di misure sanitarie, ma di coesione comunitaria, di solidarietà, di un consenso ampio che permetta decisioni rapide e coerenti, fondate su principi etici e tecnici condivisi. La mostra, pertanto, esplora la complessità di questa risposta, analizzando non solo le azioni intraprese, ma anche i valori e le dinamiche sociali che le hanno sostenute.L’esposizione si articola in quattro secoli di prevenzione e cura, illustrando la varietà delle strategie adottate: dalle deliberazioni del Maggior Consiglio ai proclami ufficiali, dai provvedimenti restrittivi – come la contumacia – alle terapie mediche del tempo, fino alle *fedi sanità*, che certificavano l’assenza di malattia e permettevano il transito nel territorio repubblicano. La mostra ricostruisce anche il profondo legame tra fede e comunità, testimoniato dalla costruzione di chiese e basiliche, luoghi di culto e di speranza, eretti in segno di gratitudine per la fine dell’epidemia. A questo racconto storico si aggiunge una dimensione multimediale innovativa: una video-installazione interattiva, ideata dallo Studio camerAnebbia, che consente ai visitatori di immergersi nei documenti d’archivio grazie a ricostruzioni tridimensionali, rendendo la storia più accessibile e coinvolgente.Il lavoro dei ricercatori ha permesso di ricostruire le storie individuali di decine di veneziani vissuti durante la peste del Trecento, restituendo loro una dignità e una presenza storica che altrimenti sarebbero rimaste silenziose. Un’audace applicazione dell’Intelligenza Artificiale Generativa ha contribuito a trasformare queste frammentarie tracce d’archivio in narrazioni vive, attribuendo volto e voce a persone e vicende altrimenti perdute nella memoria del tempo.La mostra si inserisce nel più ampio percorso tematico “Democrazia e Pandemie”, un’iniziativa della Fondazione Giorgio Cini che si protrarrà fino al 2025, con un programma ricco di eventi, seminari, convegni, concerti e un simposio internazionale. Il progetto è accompagnato da un volume curato da Marsilio, che raccoglie i contributi di un team di esperti – Daniele Franco, Egidio Ivetic, Ermanno Orlando, Nelli-Elena Vanzan Marchini, Sabrina Minuzzi, Gino Benzoni e Silvio Brusaferro – e presenta la prefazione di Gianfelice Rocca, Presidente della Fondazione, un ulteriore segno dell’importanza strategica di questo progetto di ricerca e divulgazione.
Venezia e le Epidemie: Un Viaggio nella Storia e nella Sanità
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