26 luglio 2024 – 13:45
La questione delle case popolari e dei requisiti di residenza per accedervi è stata al centro di un dibattito acceso che ha coinvolto la Regione Piemonte e diverse istituzioni giuridiche. Nonostante la volontà dell’assessore regionale Maurizio Marrone Fratelli d’Italia di dare priorità ai piemontesi nell’assegnazione degli alloggi, la normativa che imponeva una residenza pluriennale come requisito è stata oggetto di controversie legali.Il Tribunale di Torino aveva precedentemente respinto questa norma, sostenendo che richiedere una residenza da almeno cinque anni e un lavoro stabile andasse contro il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione. La Corte Costituzionale ha confermato questa posizione, ritenendo illegittimo imporre tali requisiti per accedere alle case popolari.Secondo la Suprema Corte, questa prassi viola diversi principi costituzionali: anzitutto, risulta irragionevole in quanto non correlata alla finalità dell’edilizia sociale, destinata a individui economicamente vulnerabili. Inoltre, crea disparità ingiustificate tra individui in condizioni simili, violando il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Infine, ostacola il pieno sviluppo della persona umana e contrasta con l’impegno dello Stato a rimuovere gli ostacoli socio-economici che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini.La legge regionale del 17 febbraio 2010, introdotta durante l’epoca Bresso del centrosinistra, che prevedeva requisiti rigidi per l’accesso alle case popolari è stata messa in discussione davanti alla Corte Costituzionale. Questa decisione rappresenta un passo importante verso una maggiore equità nell’assegnazione degli alloggi pubblici e nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini italiani indipendentemente dal loro luogo di residenza o dalla durata della loro presenza nelle graduatorie.
