11 settembre 2024 – 16:15
La sentenza della Corte di Cassazione ha determinato l’annullamento parziale del processo d’appello, richiedendo un nuovo procedimento in cui sarà valutata esclusivamente la presenza o meno dell’aggravante della premeditazione nell’omicidio. Nel caso in cui questa circostanza non venga confermata dal nuovo tribunale d’appello, potrebbe essere riesaminata anche la pena, con la possibilità di evitare l’ergastolo. I giudici della suprema corte hanno confermato la responsabilità di Fontana nell’omicidio brutale di una giovane donna, durante il quale le inflisse numerosi colpi mortali e successivamente smembrò il corpo, nascondendone i resti in sacchi di plastica gettati da un dirupo. La Corte d’appello di Milano aveva precedentemente ridotto la condanna a 30 anni per omicidio volontario aggravato, escludendo alcune circostanze quali crudeltà e motivazioni abiette. Tuttavia, nel nuovo processo d’appello si è deciso che le aggravanti della premeditazione e crudeltà sono prevalenti sulle attenuanti generiche, portando alla condanna all’ergastolo del quarantacinquenne. Fontana ha espresso profondo pentimento per i suoi atti e ha manifestato la volontà di redimersi attraverso il percorso di giustizia riparativa introdotto dalla riforma Cartabia. Nelle prossime udienze legali, assistito dai suoi avvocati Stefano Paloschi e Giulia Rugger, cercherà di ottenere una pena meno severa rispetto all’ergastolo impostogli in precedenza.