Durante il processo a carico dei quattro agenti egiziani accusati della morte di Giulio Regeni, è emerso un racconto agghiacciante da parte di un testimone protetto. Il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif ha riferito che in Egitto c’è stato il caso di un accademico italiano sospettato di essere legato alla Cia e al Mossad, diventando così un problema per le autorità. Questo accademico era popolare tra la gente comune, ma alla fine è stato preso e brutalmente ucciso. Il maggiore ha confessato di aver contribuito personalmente all’eliminazione di quest’uomo.Questo racconto getta una luce sinistra sulla situazione politica ed etica in Egitto, evidenziando la brutalità con cui vengono affrontate le presunte minacce alla sicurezza nazionale. La testimonianza del maggiore mette in risalto la violenza e l’impunità con cui certe azioni vengono compiute nell’ombra, senza alcun rispetto per i diritti umani o la giustizia.Il caso di Giulio Regeni rappresenta solo uno dei tanti episodi oscuri che si verificano nel contesto delle attività dei servizi segreti egiziani, lasciando intravedere un quadro inquietante e disturbante della realtà politica del Paese. La verità su cosa sia realmente accaduto a Regeni rimane avvolta nel mistero e nell’ingiustizia, mentre le autorità cercano di nascondere la verità e proteggere i responsabili.Questa testimonianza sconvolgente solleva interrogativi fondamentali sulla moralità delle azioni statali e sul rispetto dei diritti umani in contesti politici repressivi come quello egiziano. È necessario fare luce su queste vicende oscure e garantire che chi commette crimini contro l’umanità sia chiamato a rispondere delle proprie azioni davanti alla giustizia internazionale.
“Ombre egiziane: il racconto agghiacciante del maggiore sul caso Regeni”
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