La scomparsa di Angelo Onorato, architetto palermitano deceduto il 25 maggio dell’anno precedente, si configura come un intricato dramma umano e professionale, al cui epilogo la Procura di Palermo propende per il suicidio, pur con riserve e sollecitando ulteriori accertamenti.
La vicenda è profondamente segnata da un quadro finanziario complesso, che getta luce sulle possibili dinamiche psicologiche che hanno condotto alla tragica conclusione.
Onorato, figura di spicco nel panorama architettonico locale, si trovava gravato da un debito consistente, sia in ragione del suo patrimonio personale che delle società da lui controllate.
La On.
Imm.
la srl, un’impresa fondata e successivamente dismessa, accumulò passività per circa un milione e mezzo di euro.
A questo scenario si aggiungono incertezze fiscali, piani di rateizzazione con l’Agenzia delle entrate e dispute legali con fornitori e istituti bancari, con una pretesa particolarmente rilevante, pari a 950.000 euro, derivante da una lottizzazione edilizia nel comune di Capaci.
Questo contesto finanziario, intrinsecamente stressante, emerge come un fattore determinante nella psiche dell’architetto, amplificandone le angosce e le preoccupazioni.
Un elemento cruciale è rappresentato da una lettera manoscritta, recapitata all’avvocato Fabrizio Macchiarella poco prima della morte, e poi consegnata agli investigatori.
Il testo rivela un uomo tormentato, preda di “minacce esterne” e afflitto da “turbamenti personali” che, stando alle interpretazioni dei magistrati, non sembrava riconducibili a coinvolgimenti diretti di terzi.
Si trattava di un congedo alla moglie, Francesca Donato, in cui esprimeva un profondo senso di smarrimento e la difficoltà di allontanare “pensieri tristi” che lo assillavano.
La raccomandazione di rivolgersi all’avvocato Macchiarella, descritto come una figura di fiducia, e l’esplicito desiderio di proteggere la moglie da possibili ripercussioni (“non vorrei mai che qualcuno possa averla con voi”) suggeriscono una drammatica percezione di pericolo, seppur non circoscritto a individui specifici.
L’autopsia ha confermato la morte per arresto cardiocircolatorio secondario ad asfissia da strangolamento, ma l’assenza di segni di colluttazione sul corpo solleva interrogativi complessi.
Le analisi del RIS hanno isolato esclusivamente i profili genetici di Onorato e Donato, escludendo la presenza di terzi sul luogo del decesso.
Un’indagine meticolosa, che ha coinvolto l’analisi dei tabulati telefonici, dei dispositivi informatici e delle immagini di videosorveglianza lungo il percorso dell’architetto, non ha fornito elementi significativi.
Nessuna luce è emersa nemmeno dalle lunghe intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno coinvolto familiari, collaboratori, professionisti e imprenditori legati all’architetto: i dialoghi si sono rivelati un flusso di impressioni personali, speculazioni soggettive e commenti emotivi, privi di elementi concreti utili a delineare un quadro investigativo.
Nonostante le conclusioni della Procura, la famiglia Onorato nutre seri dubbi sulla tesi del suicidio, opponendosi con fermezza alla richiesta di archiviazione.
La decisione finale spetta ora al Giudice per le Indagini Preliminari, chiamato a valutare attentamente tutte le evidenze e a ponderare la necessità di ulteriori approfondimenti, in un caso che si pone al confine tra il dramma personale e un intricato mistero professionale.








