La sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta rappresenta una tappa cruciale in un caso giudiziario che ha scosso profondamente la comunità siciliana, culminando nella condanna a otto anni e otto mesi di reclusione per l’ex assessore regionale alla Famiglia, Paolo Colianni.
Questa pena, significativamente superiore alla precedente condanna inflitta in primo grado dal Tribunale di Enna a cinque anni e quattro mesi, riflette una valutazione più severa delle responsabilità dell’imputato in relazione alle accuse di violenza sessuale su una minore di quattordici anni.
La decisione della Corte d’Appello si distingue dalla precedente sentenza per l’esclusione delle attenuanti generiche, una circostanza che, secondo gli esperti legali, incide notevolmente sulla determinazione della pena.
Questa scelta processuale sottolinea l’importanza attribuita dal giudice alla gravità del reato commesso e alla necessità di infliggere una sanzione esemplare, volta a tutelare la vulnerabilità della vittima e a dissuadere comportamenti analoghi.
Un ulteriore elemento di divergenza tra le due sentenze riguarda la quantificazione del risarcimento danni, che sarà stabilita in sede civile, separata dal giudizio penale.
Il Tribunale di Enna aveva precedentemente quantificato il risarcimento in 150.000 euro, una cifra che ora, in sede di appello, dovrà essere riconsiderata, tenendo conto della complessità psicologica e traumatica che l’evento ha generato nella giovane vittima.
La valutazione del danno non si limita al mero aspetto economico, ma comprende anche la sofferenza morale, l’impatto sulla crescita personale e l’eventuale necessità di terapie psicologiche a lungo termine.
L’assenza dell’imputato, difeso dagli avvocati Maria Donata Licata e Pietro Granata, durante la lettura della sentenza ha contribuito a creare un’atmosfera di solennità e gravità.
La famiglia della vittima, rappresentata dagli avvocati Teresa Starvaggi, Fabio Repici e Paolo Starvaggi, ha espresso la propria soddisfazione per l’esito del processo, confidando nella giustizia e nell’importanza di tutelare i diritti dei minori.
La brevissima dichiarazione rilasciata al termine dell’udienza – “La sentenza parla da sola” – sottolinea la consapevolezza degli avvocati di aver assistito a una decisione che riflette la gravità dei fatti e la necessità di un adeguato risarcimento per la vittima.
L’intera vicenda solleva interrogativi fondamentali sulla responsabilità dei professionisti, in particolare di coloro che ricoprono ruoli istituzionali di fiducia, e sull’importanza di garantire la protezione dei minori, vulnerabili e bisognosi di tutela.
Il caso Colianni rappresenta una ferita per la comunità e un monito per il futuro, un richiamo alla necessità di promuovere una cultura della responsabilità, del rispetto e della protezione dei diritti fondamentali.
La sentenza di Caltanissetta, pur non cancellando il trauma subito dalla vittima, costituisce un passo importante verso la ricerca della giustizia e la riaffermazione dei valori etici e morali che devono fondare la convivenza civile.






