Una marea umana, stimata in oltre duemila partecipanti, ha invaso Piazza Cairoli a Messina, manifestando un’opposizione vibrante e articolata al progetto del Ponte sullo Stretto.
L’evento, che ha visto la convergenza di una vasta gamma di attori sociali, ha rappresentato un punto di svolta nella crescente mobilitazione popolare contro l’opera infrastrutturale.
Oltre a rappresentanti politici di diversi schieramenti, tra cui una delegazione del Partito Democratico, hanno preso parte all’iniziativa sindacalisti, attivisti ambientalisti, docenti universitari e delle scuole superiori, e un numero considerevole di cittadini mossi da preoccupazioni concrete e da una profonda sfiducia nelle promesse infrastrutturali.
L’intensificarsi della protesta è stato direttamente legato al recente pronunciamento del Comitato Interministeriale per la Pianificazione Economica (CIPES), percepito come un segnale inequivocabile dell’imminente avvio dei lavori preliminari.
La consapevolezza dell’imminenza dei primi cantieri ha innescato un’accelerazione nella comunicazione e nella mobilitazione, sfruttando la forza del passaparola per amplificare il messaggio di dissenso e stimolare un coinvolgimento più ampio della popolazione.
Gino Sturniolo, figura di spicco dell’assemblea No Ponte, ha sottolineato l’impegno a perseguire ogni azione legale possibile per contrastare il progetto, evidenziando la necessità di un approccio strategico e determinato.
Le motivazioni alla base dell’opposizione al Ponte sono state esposte con chiarezza e profondità.
Anna Giordano, rappresentante del WWF, ha stigmatizzato l’opera come inutile, antieconomica e potenzialmente devastante, con ripercussioni ambientali e sociali irreversibili.
La sua affermazione riflette una più ampia preoccupazione per la fragilità del territorio messinese, inadatto a sopportare un intervento infrastrutturale di tale portata, che comprometterebbe la sua integrità ecologica e la qualità della vita dei suoi abitanti.
La critica si è estesa anche alla gestione delle risorse pubbliche, con l’accusa che il Ponte rappresenti un miraggio elettorale che sottrae risorse vitali allo sviluppo reale di Messina, della Sicilia e della Calabria.
Cleo Li Calzi, presidente del partito, ha denunciato come l’ossessione per il Ponte abbia bloccato o definanziato investimenti cruciali, come il rinnovo della flotta navale per l’attraversamento dello Stretto, aggravando ulteriormente la situazione critica della mobilità e delle infrastrutture a Messina.
In sostanza, la manifestazione ha rappresentato non solo una protesta contro un’opera specifica, ma una denuncia più ampia di una visione dello sviluppo regionale miope e dannosa, che privilegia progetti simbolici a scapito di interventi concreti e prioritari per il benessere della comunità.
La mobilitazione popolare si configura come un segnale forte e inequivocabile, che invita a una profonda riflessione sulla direzione da seguire per il futuro di Messina e del suo territorio.