venerdì 26 Settembre 2025
18.1 C
Palermo

Riforma del diritto penale: tra dignità umana e fiducia nelle istituzioni.

È imperativo ripensare il diritto penale contemporaneo, non come un mero strumento di repressione, ma come un baluardo della dignità umana e un garante dei principi fondanti dello Stato liberale.
Questa necessità di una riforma profonda, sottolineata dal Vice Presidente del CSM Fabio Pinelli, si radica nella constatazione di un’inadeguata applicazione dei valori costituzionali e dei dettami convenzionali che dovrebbero animare l’esercizio della giustizia.
L’attuale sistema, pur formalmente aderente ai principi sanciti dall’articolo 111 della Costituzione Italiana e dall’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, mostra una distanza critica tra l’ideale di giustizia e la realtà concreta sperimentata dai cittadini.

Questa discrepanza genera un danno irreparabile: la perdita di fiducia nelle istituzioni giudiziarie e l’erosione della credibilità del sistema penale nel suo complesso.

La durata eccessiva dei processi rappresenta una “patologia” endemica, un vulnus che colpisce nel segno dei diritti fondamentali.
L’invecchiamento delle prove, la fugacità dei ricordi, la dispersione delle tracce non compromettono solo l’efficacia del giudizio, ma negano la possibilità di una ricostruzione accurata dei fatti, frustrando il diritto di difesa e, di fatto, negando l’accesso alla verità.

Le cause di questa inefficienza strutturale sono molteplici e complesse.

Non si tratta unicamente di carenze di risorse, sebbene queste contribuiscano in modo significativo.
Si aggiungono la sovrastruttura normativa, spesso burocratica e dispersiva, l’inadeguatezza degli organici, le lacune nella digitalizzazione e la loro disomogenea applicazione.

La spinta verso la prevedibilità delle decisioni, l’affermazione di una cultura del dubbio, la disintossicazione dalla severità punitiva e la garanzia che le sanzioni non ledano la dignità umana sono elementi imprescindibili di un diritto penale moderno.

Il carcere, in particolare, deve trasformarsi da luogo di deprivazione e disumanizzazione a spazio di riabilitazione e reinserimento sociale, evitando che diventi un “luogo di morte”.

La prolungata attesa di una sentenza genera frustrazione e alimenta un sentimento di ingiustizia percepita.

Questo terreno fertile favorisce l’ascesa di fenomeni populisti, che propongono soluzioni semplificate e punitive, a scapito di un approccio equo e ponderato.
La ricerca di “scorciatoie” punitive, la tendenza a soluzioni sommarie, minacciano di compromettere i principi cardine di un sistema giudiziario democratico.
È necessario, quindi, un profondo ripensamento del ruolo del diritto penale, orientandolo verso una giustizia più rapida, più umana, più prevedibile e, soprattutto, più credibile agli occhi dei cittadini.
Un diritto penale che non si limiti a punire, ma che sia in grado di ripristinare l’equilibrio sociale, di tutelare la dignità della persona e di garantire la fiducia nelle istituzioni.
Solo così potremo evitare che la ricerca di giustizia si trasformi in un percorso irto di frustrazioni e incertezze, aprendo la strada a derive populiste e a una progressiva erosione dei valori democratici.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -