A cento anni dalla nascita di Andrea Camilleri, il vuoto che ne deriva risuona con una profondità che va ben oltre la mera assenza di una voce letteraria.
È la perdita di un orizzonte, di un punto di riferimento intellettuale, di un amico sincero.
Luca Zingaretti, portatore di un legame artistico e personale intenso, ne testimonia con struggente chiarezza l’impatto.
Non si tratta semplicemente di rimpiangere i libri non scritti, le storie inesplorate che avrebbero potuto arricchire ulteriormente il mosaico di Vigàta e dei suoi personaggi.
Si rimpiange la capacità unica di Camilleri di intessere trame complesse, a metà tra l’indagine poliziesca e la riflessione sociale, capaci di intrattenere e stimolare la riflessione critica.
Montalbano, più che un detective, era un simbolo di un’umanità che resiste, un’ancora di speranza in un mondo spesso dominato dall’ingiustizia e dalla corruzione.
Ma il vero valore di Camilleri trascendeva la narrazione.
Era una voce autorevole, raramente udita ma sempre significativa, capace di orientare il dibattito pubblico con lucidità e coraggio.
In un’epoca di superficialità e conformismo, la sua prospettiva offriva un punto di riferimento, una bussola per orientarsi in un mare di incertezze.
La sua assenza si fa sentire non solo nel panorama letterario, ma in un contesto culturale impoverito dalla mancanza di figure pensanti e impegnate.
Il ricordo più intimo, celato fino ad ora, rivela un Camilleri uomo, un amico fidato, un punto di riferimento per chi cercava consiglio e conforto.
Un uomo buono, capace di ascolto, animato da un profondo senso di giustizia.
Virtù che, troppo spesso, appaiono carenti nel mondo contemporaneo.
Il centenario non è solo una celebrazione, ma un’opportunità.
Le nuove generazioni, con la distanza critica che il tempo concede, potranno riscoprire l’opera camilleriana in tutta la sua complessità, cogliendone sfumature e significati che oggi sfuggono.
Potranno apprezzare la sua abilità nel mescolare linguaggio colto e dialettale, nel creare personaggi indimenticabili, nel denunciare le ingiustizie senza mai rinunciare all’ironia e all’umorismo.
L’omaggio di Luca Zingaretti, con la lettura scenica di “Autodifesa di Caino”, si configura come un atto di amore e di trasmissione, un invito a riscoprire e a preservare l’eredità intellettuale e umana di Andrea Camilleri, un patrimonio che va ben oltre i confini della Sicilia e della letteratura italiana.
Un bene comune che continuerà a illuminare il nostro cammino.