Carmen Consoli annuncia un’ambiziosa trilogia discografica, un’opera concettuale che trascende la mera pubblicazione di album, configurandosi come un viaggio introspettivo e artistico.
Il progetto, concepito come una dichiarazione di poetica, si articola in tre dischi distinti, ciascuno a rappresentare una sfaccettatura del suo essere, un tentativo di cogliere la complessità dell’identità artistica e personale.
L’ispirazione primaria risiede nella figura di Quinto Ennio, poeta latino del II secolo a.
C.
, rinomato per la sua capacità trifonica, ovvero la maestria nell’utilizzo di tre lingue che, secondo il poeta, riflettevano la pluralità del suo cuore.
Seguendo questa visione, Consoli intende esprimere la propria interiorità attraverso tre linguaggi musicali e testuali differenti.
Il primo capitolo, in uscita in autunno, si immerge nelle radici culturali siciliane, esplorando un panorama sonoro ricco di influenze tradizionali e letterarie.
Il disco non sarà confinato al dialetto siciliano, ma si arricchirà di incursioni in greco antico, arabo e latino, elementi che testimoniano la storia complessa e multiculturale dell’isola.
Testi inediti, rielaborazioni di poesie di figure dimenticate come Nina da Messina e Ibn Hamdis, saranno resi con una nuova veste musicale, creando un ponte tra passato e presente, tra voci silenziate e nuove interpretazioni.
Il secondo album, con un rilascio successivo, abbandona le atmosfere mediterranee per abbracciare un’estetica rock più cruda e sperimentale.
Si tratta di un ritorno alle origini sonore di Carmen, un’esplorazione del lato più viscerale e libero della sua creatività, realizzata in collaborazione con i musicisti di Uzeda, compagni di viaggio artistico che ne condividono l’approccio rivolto alla ricerca sonora.
Il terzo e ultimo capitolo si presenterà in lingua italiana, la “lingua di gala” dell’artista, per raccontare storie intime e collettive, affrescando un ritratto cantautorale che riflette la sua capacità di narrazione.
Si tratta di un momento di riflessione personale, un’occasione per condensare esperienze e impressioni in un racconto universale.
L’annuncio è accompagnato da una profonda riflessione sul tempo e sulla produzione musicale contemporanea, segnata dall’urgenza e dalla digitalizzazione.
Carmen Consoli si interroga sul rischio di delegare l’esperienza umana alle macchine e all’intelligenza artificiale, scegliendo, invece, un percorso di lentezza e profondità.
“Perché delegare alla macchina la nostra vita?” si chiede l’artista, optando per una scelta di libertà creativa, preferendo dedicare tempo e cura alla realizzazione di opere distinte, piuttosto che condensare una pluralità di voci in un unico, inevitabilmente limitato, spazio sonoro.
Un gesto di resistenza all’omologazione, un atto d’amore verso l’arte e verso il pubblico.