Trentaquattro anni sono trascorsi dalla tragica strage di via Mariano D’Amelio a Palermo, e l’ombra del dubbio e dell’opacità continua a gravare sulla ricostruzione degli eventi.
L’assassinio di Paolo Borsellino e dei cinque agenti della scorta rappresenta una ferita aperta nel tessuto sociale italiano, un nodo gordiano di depistaggi, silenzi e omissioni che ancora oggi ostacolano la piena luce della verità.
Francesco Vitale, stimato caporedattore centrale del TG2, testimonia l’amarezza di chi, nel 1992, subito dopo la strage di Capaci, si sentì inizialmente pronto a dare voce a un’eredità: quella di Giovanni Falcone.
La prematura scomparsa di Borsellino, tuttavia, interruppe quel progetto, spingendo Vitale a concepire un approccio alternativo.
Nasque così “I giorni di Giuda”, un’opera teatrale concepita come un’intervista immaginaria, una “conversazione marziana” con Paolo Borsellino, attraverso le risposte fornite dal figlio Manfredi.
L’incontro con Manfredi Borsellino si rivelò sorprendente: le sue parole, intrise di saggezza e consapevolezza, risuonarono con la stessa chiarezza e profondità che Vitale si sarebbe atteso dal padre.
Un’esperienza intensa, descritta dal giornalista come evocativa di “brividi lungo la schiena”.
L’opera, in scena stasera alle ore 21 con la regia di Angelo Butera e con la partecipazione degli attori Marco Feo, Cesare Biondolillo, Germana Nicolosi e Giacomo Tantillo, si propone di ripercorrere, sotto forma di interrogatorio drammatizzato, le complesse dinamiche che portarono a quella cupa pagina di storia.
Vitale lancia un allarme: in Italia, oggi, si avvertiva tentativi di manipolazione della memoria collettiva, di revisionismo storico volto a edulcorare la realtà delle stragi.
Si sta tentando, secondo il giornalista, di cancellare la cruciale constatazione di una strategia unitaria orchestrata dai corleonesi, un piano di ampio respiro che prevedeva un attentato devastante allo Stadio Olimpico di Roma, fortunatamente sventato.
Il tempo, purtroppo, sembra correre contro.
Forse, anni prima, sarebbe stato possibile svelare completamente il quadro della verità, ma ora il percorso appare irrimediabilmente più arduo.
Rimane l’auspicio, nonostante tutto, che la verità possa emergere, anche se le probabilità sembrano ridotte al minimo.
Potrebbero ancora essere in vita testimoni cruciali, depositari di informazioni vitali, ma che per ragioni di sicurezza o timore, scelgono di rimanere nel silenzio.
Il futuro, come la verità, rimane avvolto nell’ombra.