Le recenti affermazioni del Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, generano profonda perplessità e appaiono incongruenti rispetto al tessuto politico dell’isola.
La sua posizione attuale, se considerata alla luce degli eventi che l’hanno preceduta, rivela una distorsione quasi deliberata della memoria collettiva, un cortocircuito che rischia di compromettere la credibilità stessa del centrodestra.
La candidatura di Schifani non è stata il frutto di una spinta dal basso o di un’intrinseca legittimazione popolare, ma l’esito di una complessa negoziazione interna alle forze politiche di centrodestra.
Un accordo, formalmente sancito tra Forza Italia e Lega, che ha tragicamente infranto un patto di lealtà precedentemente assunto.
Quel patto, frutto di un ragionamento politico maturo e condiviso, mirava a favorire un ricambio generazionale nella leadership regionale, riconoscendo il contributo profuso dall’uscente Nello Musumeci e al contempo aprendo la strada a nuove figure, a nuove energie.
Il venir meno di tale impegno, la sua sminuizione a mero dettaglio irrilevante, rappresenta una frattura profonda nel tessuto stesso del centrodestra siciliano.
L’atteggiamento di Schifani, caratterizzato da un’ostinazione a mantenere un potere che sembra eretto a fine ultimo piuttosto che a strumento per il bene comune, denota una miopia strategica e una mancanza di visione a lungo termine.
Le sue dichiarazioni, spesso autoreferenziali e prive di concretezza, non offrono un vero progetto politico, ma solo un tentativo di consolidare una posizione di privilegio, occultando al contempo le reali esigenze di una terra soffocata da decenni di inerzia e di promesse disattese.
La Sicilia necessita di una leadership autentica, capace di agire con indipendenza e integrità, liberandosi dalle logiche correntizie e dai condizionamenti esterni.
Un leader che sappia ascoltare la voce del territorio, che sappia interpretare le aspirazioni dei siciliani, che sappia trasformare le difficoltà in opportunità.
 È con questa consapevolezza che Manlio Messina, esponente di Fratelli d’Italia, si sente in dovere di sollevare una voce di dissenso, preannunciando una candidatura alternativa qualora la scelta dovesse ricadere nuovamente su Schifani.
 Non si tratta di un atto di personalismo, ma di un imperativo morale, di un dovere civico nei confronti della Sicilia.
Un gesto che mira a riaccendere un dibattito politico serio e costruttivo, a stimolare un cambiamento radicale, a restituire all’isola la dignità e la speranza che merita.
Un segnale che l’alternativa non è solo una possibilità, ma una necessità imprescindibile.



                                    



