Gli archivi digitali dei giornali rappresentano un patrimonio di inestimabile valore, custodendo le vicende di milioni di individui con una vasta gamma di informazioni, dettagli e dati personali, alcuni dei quali estremamente sensibili e confidenziali. È imprescindibile che tali dati non vengano ceduti o utilizzati da terzi per l’addestramento di intelligenze artificiali senza il rispetto rigoroso delle normative vigenti. L’accordo stipulato tra il Gruppo Gedi e OpenAI nel mese di settembre ha sollevato questioni cruciali in merito alla tutela della privacy e alla conformità al Regolamento Ue.Il Garante Privacy ha emesso un avvertimento formale nei confronti del Gruppo Gedi e delle società a esso collegate, evidenziando potenziali violazioni delle disposizioni europee sulla protezione dei dati personali. L’istruttoria condotta dall’Autorità ha rivelato che le attività di trattamento previste coinvolgono una vasta mole di informazioni personali, alcune delle quali caratterizzate da particolare sensibilità o rilevanza giudiziaria.In particolare, la valutazione d’impatto presentata dalla società non sembra approfondire in modo adeguato la base giuridica su cui si fonderebbe la cessione o l’utilizzo dei dati personali da parte dell’editore a OpenAI per fini di addestramento degli algoritmi. Il mancato rispetto degli obblighi informativi e di trasparenza verso gli interessati solleva dubbi sulla capacità della Gedi di garantire i diritti loro spettanti secondo le normative europee sulla privacy, inclusa la possibilità di opporsi all’utilizzo dei propri dati.È necessario affrontare con serietà e responsabilità queste questioni per preservare l’integrità e la riservatezza delle informazioni contenute negli archivi digitali dei giornali, assicurando al contempo il rispetto delle leggi sulla protezione dei dati personali e della privacy degli individui coinvolti.
Patrimonio giornalistico digitale: privacy e intelligenza artificiale
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