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giovedì 23 Ottobre 2025

Andrea Prospero: il video shock cambia il processo.

Il dolore e la ricerca di verità si intrecciano nel processo che riguarda la vicenda di Andrea Prospero, lo studente universitario di Lanciano deceduto a Perugia a diciannove anni, le cui ultime ore di vita sono state documentate in un video ora parte integrante dell’inchiesta.

La Procura di Perugia, in netta contrapposizione alla richiesta di patteggiamento avanzata dalla difesa dell’imputato – un diciottenne romano accusato di istigazione o aiuto al suicidio – ha depositato il filmato durante l’udienza davanti al giudice unico preliminare, rigettando la proposta di accordo che avrebbe previsto ventisei mesi di lavori socialmente utili.

La decisione della Procura e la conseguente ammissione del video, recuperato dagli inquirenti tra i supporti informatici sequestrati, rappresentano un punto di svolta cruciale nel percorso giudiziario.
L’avvocato Carlo Pacelli, legale della parte civile insieme al collega Francesco Mangano, ha espresso con fermezza la convinzione che una pena così mite, per un evento di tale gravità, non avrebbe posseduto alcun valore risarcitorio né capacità rieducativa, rischiando di generare un percepito di impunità.

L’avvocato Pacelli ha inoltre sottolineato l’importanza del lavoro svolto dagli inquirenti, evidenziando come il video, inizialmente considerato inammissibile, si riveli ora un elemento probatorio di notevole rilevanza.
Questa prova potrebbe fornire elementi chiave per accertare se, al momento del decesso, fossero presenti altre persone nella stanza, aprendo nuove prospettive sull’accaduto.
Il collega Mangano ha, con profonda amarezza, affermato che Andrea Prospero avrebbe potuto essere salvato.
Un intervento tempestivo, una semplice chiamata all’ambulanza, avrebbero potuto cambiare il tragico epilogo.
Invece, il corpo è stato ritrovato sei giorni dopo, un ritardo inaccettabile che ha segnato in modo indelebile la storia della famiglia.
L’imputato, secondo quanto riferito dagli avvocati, non ha mai manifestato segni di pentimento o cordoglio, dimostrando una totale mancanza di empatia nei confronti del dolore altrui, tanto da sottrarsi alla detenzione domiciliare.
Il processo è stato rinviato al 6 novembre, data in cui l’imputato avrà la possibilità di presentare eventuali istanze aggiuntive, dopo aver esaminato attentamente gli atti e le prove raccolte.

L’avvocato Mangano ha ribadito con forza la richiesta di giustizia da parte della famiglia Prospero, un desiderio di verità e di una pena adeguata che solo il processo penale potrà soddisfare, al fine di riconoscere la gravità della perdita e garantire che una simile tragedia non si ripeta.

La vicenda solleva interrogativi profondi sulla responsabilità, la vulnerabilità dei giovani e la necessità di un supporto psicologico e sociale più efficace, affinché il dolore e la perdita non si trasformino in un fardello insopportabile per chi resta.

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