La pace trascende l’auspicio passivo; è un atto performativo, un’architettura complessa costruita sull’incontro, sull’ascolto attivo e sulla vulnerabilità reciproca.
Richiede più di una preghiera silenziosa o di una dichiarazione formale: si manifesta attraverso gesti quotidiani, scelte etiche e un impegno concreto nel tessuto sociale.
In un’epoca segnata da conflitti globali e da crescenti disuguaglianze, la marcia per la pace Perugia-Assisi emerge non come un semplice evento, ma come un faro di speranza e un potente simbolo di resistenza pacifica, un’eco di un’urgenza che risuona ben oltre i confini geografici.
L’iniziativa, promossa dalla Fondazione PerugiAssisi, ha visto la partecipazione di figure di spicco provenienti da diversi ambiti: Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, che incarna l’impegno civico; Massimiliano Smeriglio, assessore alla cultura, testimone dell’importanza dell’arte e della conoscenza come ponti interculturali; Svetlana Celli, presidente dell’Assemblea Capitolina, garante della rappresentanza popolare; Flavio Lotti, motore della Fondazione stessa, che veicola un messaggio di speranza; Alex Zanotelli, missionario che porta la voce dei dimenticati; padre Enzo Fortunato, custode del diritto all’infanzia; Massimiliano Presciutti, rappresentante del territorio perugino; Elena Ranfa, voce del Consiglio comunale di Perugia.
La loro presenza congiunta sottolinea la necessità di un approccio multidimensionale alla costruzione della pace.
Come evidenziato da Fabrizio Leggio, assessore alla cooperazione internazionale del Comune di Assisi, il percorso verso la pace esige coraggio, una forza interiore che permette di affrontare le differenze non con ostilità, ma con la volontà di comprenderle.
La paura, spesso alimentata dalla disinformazione e dalla propaganda, deve essere convertita in dialogo, in un’apertura all’altro che superi le barriere ideologiche e culturali.
Il modello offerto da Francesco d’Assisi, con il suo gesto audace di dialogo con il sultano d’Egitto, rappresenta un archetipo di come l’incontro, la reciprocità e l’empatia possano disarmare l’odio e costruire ponti tra mondi apparentemente inconciliabili.
La costruzione della pace non è un progetto astratto, relegabile a dichiarazioni di intenti; è un processo attivo e continuo, radicato nelle relazioni interpersonali, nelle comunità locali e nei territori.
Ogni azione, per quanto piccola possa sembrare, contribuisce a creare un clima di fiducia e collaborazione.
La marcia Perugia-Assisi, in questo senso, non è solo una manifestazione pubblica, ma un laboratorio di pace, un’occasione per riflettere sulle cause della violenza e per elaborare strategie concrete per promuovere la giustizia sociale e l’inclusione.
Si tratta di un appello universale: il mondo non desidera la guerra, anela a un futuro di armonia e prosperità condivisa, dove il rispetto dei diritti umani e la dignità di ogni persona siano pilastri fondamentali.