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venerdì 14 Novembre 2025

Pace: un patto per lo sviluppo.

La costruzione della pace trascende la mera escalation di capacità belliche; risiede nel potenziamento sostenibile dello sviluppo umano e sociale.

Questa riflessione, avanzata dalla sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, durante l’Assemblea nazionale dell’Anci, in dialogo con il cardinale Matteo Zuppi, pone l’accento su un paradigma inedito per la sicurezza e la prosperità globale.

Essere amministratori pubblici impegnati nella costruzione della pace implica assumersi la responsabilità di scelte politiche lungimiranti e audaci, capaci di navigare le complessità di un’epoca segnata da conflitti sempre più vicini alle nostre realtà quotidiane.

Queste tensioni si manifestano attraverso le fragilità socio-economiche, i flussi migratori forzati, le paure irrazionali e le disuguaglianze strutturali che erodono il tessuto sociale.

Pertanto, l’incremento delle spese militari a scapito della cooperazione internazionale rappresenterebbe una contraddizione pericolosa, un segnale distorto che mina le fondamenta di una società pacifica.
La vera costruzione della pace germoglia non dalla potenza distruttiva delle armi, ma dalla promozione dei diritti fondamentali, dall’accesso a servizi di welfare adeguati, da un’istruzione inclusiva e dalla garanzia della dignità di ogni individuo.

Le città, le nostre città, custodi privilegiate della realtà locale, sono testimoni diretti delle conseguenze devastanti dei conflitti.
Osserviamo quotidianamente le famiglie che accolgono rifugiati, i giovani segnati da traumi fisici e psicologici, le scuole che si adoperano incessantemente per costruire ponti di convivenza e speranza.

In questo contesto, i Comuni devono emergere come attori principali di una nuova diplomazia dal basso, una diplomazia fondata sulle relazioni interpersonali, sui partenariati autentici, sulla cooperazione transfrontaliera e sui gemellaggi con territori dilaniati da guerre e crisi umanitarie.
Questa cooperazione territoriale non è un’aggiunta secondaria, ma un pilastro imprescindibile per edificare comunità più sicure e più giuste, un motore di resilienza e di sviluppo condiviso.

La sostenibilità di tale approccio richiede un impegno finanziario adeguato e strutturale, poiché la sicurezza autentica non può esistere senza giustizia sociale, accesso ai servizi essenziali, opportunità di crescita e di lavoro, libertà di espressione e partecipazione democratica.

Dove l’acqua è scarsa, le scuole distrutte, gli ospedali inesistenti e le libertà negate, la pace è un’illusione.
Preparare il futuro con l’offerta di pace, implicare azioni concrete, che vadano al di là delle enunciazioni programmatiche.

Un investimento consapevole del capitale umano e di un’offerta di capitale sociale, un impegno nella prevenzione dei conflitti, una solidarietà internazionale, una capacità di bilanciare umanità e politica.

Credere in un futuro dove la sicurezza non sia definita dalla paura, ma dalla cooperazione.
Questa, la strada che l’Italia è chiamata a percorrere con decisione, un cambiamento di prospettiva che mette i popoli al centro del dibattito e i territori al centro della strategia, riconoscendo il ruolo cruciale che possono e devono avere costruzione un mondo più giusto e pacifico.
La sfida impone un nuovo approccio, un nuovo patto di sviluppo, un nuovo patto di pace.

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