Il Trasimeno, specchio d’acqua di inestimabile valore ecologico ed economico per l’Umbria e l’Italia intera, sta affrontando una fase di crisi idrica senza precedenti, che ne mette a rischio l’equilibrio stesso.
I dati recenti, che rilevano un livello del lago a meno 163 centimetri dallo zero idrometrico, rappresentano un campanello d’allarme particolarmente grave, se comparati con le emergenze del 2003 e del 2008, anni in cui si registrarono rispettivamente -173 e -167 centimetri.
Questa contrazione, accentuata rispetto agli anni precedenti (20 cm in meno rispetto al 2022 e 50 in meno rispetto al 2021), riflette un quadro di profonda siccità che investe l’intera penisola.
La situazione non si limita alla semplice diminuzione del livello.
Fenomeni inediti, frutto dell’intensificarsi delle alterazioni climatiche, stanno rapidamente compromettendo l’ecosistema lacustre.
L’interramento dei fondali, conseguenza diretta della scarsità d’acqua, ha già reso inagibili diverse darsene, bloccando imbarcazioni private e mettendo a rischio le rotte di navigazione pubblica che servono le isole.
Questa dinamica impatta non solo sul turismo e sulle attività connesse, ma altera profondamente l’habitat naturale, danneggiando la flora e la fauna acquatiche.
Il Trasimeno, lago laminare di rilevanza europea, è intrinsecamente vulnerabile per la sua morfologia: ampia estensione superficiale e scarsa profondità lo rendono particolarmente sensibile all’evaporazione e alle variazioni termiche.
La sua conformazione, con adduzioni limitate a pochi corsi d’acqua minori, amplifica ulteriormente questa fragilità.
Il riscaldamento accelerato delle acque, legato al cambiamento climatico in atto, favorisce un’evaporazione più intensa, innescando un circolo vizioso che potrebbe portare alla trasformazione del lago in una palude o, nel peggiore degli scenari, al suo progressivo prosciugamento.
L’approvazione all’unanimità da parte dell’Assemblea legislativa umbra di una modifica all’Assestamento del Bilancio di previsione, che prevede una riduzione dei canoni per le attività economiche e sociali legate al lago, rappresenta un primo passo di supporto concreto per i settori più colpiti.
Tuttavia, l’intervento economico da solo non è sufficiente.
È imperativo avviare un piano strategico a lungo termine, che preveda un ampliamento del bacino imbrifero, cercando di intercettare e convogliare maggiori quantità d’acqua rispetto alle attuali possibilità.
L’attesa adduzione dalla diga di Montedoglio rappresenta una soluzione parziale, ma necessaria, che dovrà essere affiancata da iniziative volte a rafforzare la resilienza del sistema idrico umbro.
La necessità di un approccio integrato e di una visione di lungo periodo, che coinvolga enti locali e istituzioni, è cruciale per garantire la sopravvivenza del Trasimeno e preservare un patrimonio naturale e culturale di inestimabile valore per l’Italia.
Solo un impegno condiviso e una gestione sostenibile delle risorse idriche potranno scongiurare il rischio di una crisi irreversibile e assicurare un futuro al lago trasimeno.
La proposta, concertata con gli enti locali, testimonia la volontà di un approccio collaborativo e mirato alla salvaguardia di questo ecosistema unico.