L’Umbria, terra di santi e di pace, ha rinnovato il suo impegno nel dialogo universale con la partecipazione dell’Assessore Fabio Barcaioli alla Marcia della Pace.
Un gesto che va oltre la semplice adesione a un evento, configurandosi come una profonda riflessione sulla condizione umana e sulle sfide che neppure il XXI secolo sembra in grado di superare.
Il panorama globale è infatti lacerato da una pluralità di conflitti, spesso oscurati dalla narrazione dominante e dai meccanismi di disinteresse che dilagano nella società.
Non si tratta solo dei teatri di guerra che irrompono sulle prime pagine dei giornali – l’atroce situazione in Palestina, dove il rischio di genocidio incombe su una popolazione indifesa, la drammatica guerra in Ucraina, il Sud Sudan e innumerevoli altri focolai – ma di una rete intricata di tensioni latenti, disuguaglianze economiche e crisi umanitarie che alimentano un ciclo perverso di violenza e sofferenza.
La Marcia della Pace, in questo contesto, rappresenta un monito: un invito a non soccombere all’apatia, alla rassegnazione, alla pericolosa illusione che il progresso tecnologico e la globalizzazione abbiano reso obsoleti i valori di solidarietà, di giustizia e di rispetto dei diritti umani.
Tacere di fronte all’ingiustizia non è neutralità, ma complicità silenziosa, un tradimento nei confronti di chi soffre.
L’Assessore Barcaioli ha evocato l’eredità di figure emblematiche come Aldo Capitini, instancabile promotore del dialogo interreligioso e della nonviolenza, e San Francesco, simbolo di povertà, umiltà e amore per il prossimo.
L’Umbria, custode di questi valori, si riconferma terreno fertile per la cultura della pace, un impegno che si traduce in azioni concrete: promozione dell’educazione alla convivenza civile, sostegno alle organizzazioni umanitarie, difesa del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite.
La riflessione si fa ancora più urgente a distanza di ottant’anni dalla devastazione di Hiroshima e Nagasaki, un monito eterno contro l’orrore della guerra nucleare e una denuncia della spirale di riarmo che continua a gravare sulle spalle dell’umanità.
Destinare risorse ingenti a fini bellici, quando milioni di persone lottano per la sopravvivenza, è una scelta eticamente insostenibile e strategicamente miope.
La vera civiltà, l’Umbria lo sa bene, si misura non nella potenza militare o nella ricchezza economica, ma nella capacità di coltivare l’empatia, l’altruismo e la giustizia.
Un impegno che richiede una profonda trasformazione culturale, un rinnovato senso di responsabilità individuale e collettiva e una visione politica orientata al benessere comune e alla protezione del pianeta.
Solo così sarà possibile costruire un futuro di pace, prosperità e speranza per tutti.