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Zone Rosse a Perugia: Successi e Nuove Sfide per la Sicurezza Urbana

Il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica si è recentemente riunito in Prefettura a Perugia per analizzare l’efficacia del regime di zone rosse, con particolare attenzione all’area intensificata di vigilanza attorno alla stazione di Fontivegge.

L’incontro, presieduto dal sottosegretario Emanuele Prisco, ha offerto un quadro complessivo dell’operazione, rivelando un bilancio che, per quanto positivo, solleva interrogativi cruciali per il futuro della sicurezza urbana.
I dati presentati delineano un quadro di attività represse: 3638 persone identificate, tra cui un’incidenza significativa di stranieri (1444), segno di una complessità demografica che richiede analisi più approfondite.
Sebbene il sottosegretario Prisco abbia riconosciuto un impatto positivo sulla sicurezza e una riduzione percepita della criminalità, è fondamentale interpretare questi risultati alla luce di una visione più ampia.

Un ritorno alla tranquillità, indubbiamente provato dai cittadini, non deve mascherare le cause profonde del degrado urbano e la necessità di interventi strutturali.

Il ringraziamento rivolto alle Forze di Polizia, alla Prefettura e alla Procura, unitamente alla sottolineatura dell’utilizzo efficiente degli strumenti normativi a disposizione, evidenzia l’impegno profuso.

Tuttavia, il focus deve spostarsi dalla mera repressione a un approccio multidimensionale che affianchi l’azione delle forze dell’ordine a politiche sociali mirate.

La proroga dei controlli straordinari, modulati in base alle specifiche esigenze e intensificati nei periodi di maggiore affluenza, è un passo necessario ma non sufficiente.

Il sottosegretario Prisco ha esplicitamente richiesto al Comune di Perugia l’implementazione di misure di prevenzione territoriale più incisive: controlli sistematici sugli immobili abbandonati o adibiti a fini illeciti, una revisione delle normative che regolano l’apertura dei locali pubblici a rischio, e un’accelerazione dei progetti di riqualificazione urbana e sociale, spesso rimasti incompiuti.

L’emergenza sicurezza non può essere risolta solo con la presenza delle forze dell’ordine, ma richiede un impegno concertato per affrontare le cause profonde del disagio: povertà, disoccupazione, marginalizzazione.

L’incremento dei provvedimenti di espulsione e allontanamento (239 nel periodo in esame) è un dato significativo, che riflette un impegno concreto nel contrasto all’immigrazione irregolare e alla criminalità transfrontaliera.

Tuttavia, è indispensabile che tali azioni siano condotte nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e delle convenzioni internazionali.

Il confronto con i dati nazionali, forniti dal Ministro Piantedosi, evidenzia la portata dell’iniziativa delle zone rosse a livello nazionale (un milione di controlli, 6.800 ordini di allontanamento, migliaia di arresti).
Questo dato rafforza la convinzione dell’utilità di questa strategia, ma non deve indurre a compiacimento.
La lotta alla criminalità e al degrado urbano è un processo continuo che richiede impegno costante, innovazione e una visione strategica che vada oltre l’immediato.

In sintesi, l’esperienza di Perugia offre lezioni preziose per il futuro delle politiche di sicurezza urbana: un approccio integrato, che combini prevenzione, repressione e riqualificazione sociale, è l’unica via per costruire città più sicure e vivibili per tutti.

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