Nell’ambito di una riflessione a posteriori, Gianluca Rocchi, a Cascia durante il raduno degli arbitri di Serie A e Serie B, ha individuato una carenza comunicativa come elemento critico dell’anno precedente.
Non si è trattato di una mancanza di informazioni in sé, quanto piuttosto di una tendenza a gestire la narrazione, talvolta in chiave difensiva, a scapito di una condivisione autentica e completa delle dinamiche interne al processo decisionale arbitrale.
La lezione appresa, profondamente radicata nella convinzione che la trasparenza sia fondamento di fiducia e comprensione, guida ora l’approccio futuro.
Rocchi ha sottolineato come la capacità di rendere accessibili le motivazioni che sottendono le decisioni arbitrali favorisca un rapporto di maggiore apertura e vicinanza con il pubblico, i media e l’intero mondo del calcio.
Il format televisivo “Open VAR”, presentato come un esperimento di successo, ha evidenziato come la divulgazione delle ragioni alla base di un giudizio, anche quando potenzialmente controverso, possa dissipare malintesi e promuovere una valutazione più informata.
L’iniziativa ha dimostrato che la divulgazione non costituisce una vulnerabilità, ma un’opportunità per educare e costruire un consenso intorno alla complessità del ruolo arbitrale.
Rocchi ha rimarcato come la maggiore chiarezza non sia un obiettivo fine a sé stesso, ma un mezzo per garantire una maggiore accettazione e comprensione del lavoro svolto.
Si tratta di un percorso volto a rafforzare la credibilità dell’arbitraggio, promuovendo una cultura della trasparenza che va oltre la mera informativa, aspirando a creare un dialogo costruttivo e un’apprezzamento per le sfide che il sistema arbitrale affronta quotidianamente.
L’impegno futuro si pone, dunque, nell’evoluzione continua di questo processo, con l’obiettivo di superare le percezioni distorte e costruire una relazione di fiducia duratura tra gli arbitri e la comunità calcistica.