Il prezzo del petrolio ha subito un’impennata dopo l’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, da parte di Israele e le minacce di ritorsioni provenienti dall’Iran. Il Wti ha registrato un aumento del 2,5%, raggiungendo i 76,59 dollari al barile, mentre il Brent è salito del 2,3% arrivando a quota 80,42 dollari. Questo evento ha scatenato una serie di reazioni nei mercati energetici internazionali, evidenziando la forte interconnessione tra geopolitica e prezzi delle materie prime. Gli investitori stanno monitorando da vicino lo sviluppo della situazione in Medio Oriente, consapevoli che qualsiasi escalation potrebbe avere ripercussioni significative sull’approvvigionamento globale di petrolio. Le tensioni geopolitiche nella regione sono sempre state un fattore determinante per i mercati energetici e la recente escalation non fa che confermare questa dinamica. Inoltre, l’instabilità politica in Medio Oriente può influenzare anche altri settori dell’economia mondiale, creando incertezza e volatilità sui mercati finanziari. La comunità internazionale sta seguendo da vicino gli sviluppi della situazione e cercando di mediare per evitare una spirale di violenza ancora più devastante per la regione.
Petrolio in rialzo dopo uccisione leader Hamas: tensioni geopolitiche influenzano mercati.
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