lunedì 8 Settembre 2025
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Piemonte

Aggressione in carcere: agente ferito a Vercelli, allarme sul sistema penitenziario.

Ieri mattina, all’interno del carcere di Vercelli, un episodio di violenza ha riportato alla luce le criticità strutturali e gestionali che affliggono il sistema penitenziario italiano.
Un agente della polizia penitenziaria, durante un controllo di routine volto a sequestrare un dispositivo di comunicazione illegale – un cellulare di contrabbando – in possesso di un detenuto di origine straniera, è stato vittima di un’aggressione fisica.

La dinamica, descritta come un’escalation di violenza innescata dal tentativo di sottrarre il cellulare, ha visto l’agente strattonato con forza, aggredito alla gola e, successivamente, proiettato fuori dalla cella.

L’aggressore, in un gesto di ulteriore ostilità, ha tentato di colpire l’agente con una scopa, azione fortunatamente interrotta dall’intervento di un altro detenuto, impiegato come lavorante all’interno del carcere.
Le lesioni riportate dall’agente hanno reso necessario il ricovero in pronto soccorso presso l’ospedale di Vercelli, con una prognosi di cinque giorni.
Questo singolo evento, purtroppo, non rappresenta un’anomalia, ma si inserisce in un contesto di crescente tensione e pericolosità che caratterizza le strutture detentive italiane.
Le parole di Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Poliziattri Penitenziari), riflettono un allarme profondo e radicato: “Siamo oltre l’allarme.
Siamo nel baratro.

” Questa affermazione sottolinea un senso di abbandono istituzionale, un disinteresse che ha portato il sistema penitenziario a un punto di rottura.
La frequenza con cui gli agenti di polizia penitenziaria subiscono aggressioni, spesso in un contesto di risorse insufficienti e sovraffollamento, evidenzia una crisi complessa che trascende la mera questione della sicurezza fisica.

Si tratta di una crisi che coinvolge la riorganizzazione del lavoro, la formazione del personale, l’accesso ai servizi sanitari e socio-assistenziali all’interno delle carceri, e una profonda riflessione sul ruolo della pena e sulla possibilità di percorsi di riabilitazione efficaci.
L’episodio di Vercelli serve da campanello d’allarme urgente, un richiamo a un cambio di paradigma che coinvolga tutte le parti interessate: istituzioni politiche, amministrative, forze dell’ordine e società civile.
Solo un intervento tempestivo e strutturale, che metta al centro la sicurezza degli operatori penitenziari e la dignità dei detenuti, potrà scongiurare l’ennesima tragedia e restituire al sistema penitenziario la sua funzione essenziale di tutela della legalità e di reinserimento sociale.
La necessità di un risveglio collettivo, come auspicato dal sindacato, è divenuta imprescindibile per evitare che l’emergenza si trasformi in una situazione irreversibile.

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