L’affermazione del Ministro della Difesa Guido Crosetto, rilasciata in un’intervista al *Foglio*, proietta una luce cruda e necessaria sulla complessa relazione tra l’Italia e l’Ucraina, trascendendo le logiche di opportunismo politico e stagionalità.
Lungi dall’essere una mera questione di politica estera, l’impegno italiano si configura come una risposta etica a una violazione gravissima del diritto internazionale e alla sofferenza incommensurabile inflitta a un popolo.
L’aggressione russa, un atto di revisionismo storico e di spregio di accordi pluriennali, ha trascinato l’Ucraina in un conflitto devastante.
Il tributo umano – più di 500.000 vite spezzate, un numero che non rende giustizia all’orrore – e la distruzione sistematica delle infrastrutture civili e del tessuto sociale ucraino, impongono una risposta che va oltre la semplice assistenza umanitaria.
Il Ministro Crosetto solleva, con amarezza, la disconnessione tra la tragedia ucraina e la sensibilità dell’opinione pubblica italiana, contrapposta alla vicinanza e alla mobilitazione che accompagnerebbero una crisi simile nel Mediterraneo.
Questa osservazione, pur pungente, sottolinea la necessità di una riflessione più profonda sui valori che guidano la nostra azione internazionale e sulla nostra capacità di empatia verso il dolore altrui, al di là delle distanze geografiche e culturali.
L’aiuto all’Ucraina, come lo concepisce il Ministro, non è un atto di beneficenza, ma uno strumento essenziale per la salvaguardia della sicurezza europea.
La caduta di Kiev, non è solo una sconfitta per l’Ucraina, ma un potenziale innesco di un conflitto continentale più ampio, una guerra che l’Europa non desidera né può sostenere.
L’escalation del conflitto, con conseguenze imprevedibili, minaccerebbe la stabilità geopolitica e la prosperità del continente.
La posizione espressa dal Ministro Crosetto si inserisce in un quadro strategico più ampio, che riconosce l’importanza di contrastare l’imperialismo russo e di difendere i principi fondamentali del diritto internazionale.
L’impegno italiano, in questo contesto, è un investimento nella sicurezza europea e nella preservazione dei valori democratici.
La necessità di porre fine alla sofferenza, non solo in Ucraina ma anche tra i civili palestinesi, evidenzia la necessità di una visione globale e coerente nella gestione delle crisi umanitarie e dei conflitti internazionali, fondata su principi di giustizia, equità e rispetto dei diritti umani.
L’auspicio è che questa presa di posizione stimoli un dibattito pubblico più informato e consapevole, capace di tradursi in un sostegno politico e finanziario duraturo per l’Ucraina e per la ricerca di una pace stabile e duratura.