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sabato 1 Novembre 2025

Inchiesta Ranucci: audizione chiave per trasparenza e sicurezza RAI

L’approvazione unanime in sede di ufficio di presidenza della Commissione di Vigilanza Rai apre ufficialmente una fase cruciale nell’inchiesta sull’aggressione subita dal giornalista Sigfrido Ranucci, volto noto del telegiornale di Report.

La decisione, frutto di una richiesta formale avanzata dalle opposizioni, segna un punto di svolta potenziale per la trasparenza e l’indagine stessa, e riaccende i riflettori sulla governance della RAI.
Al centro dell’attenzione, insieme al giornalista Ranucci, figura Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento RAI, la cui presenza nell’audizione è stata ritenuta essenziale per ricostruire compiutamente il contesto e le dinamiche che hanno preceduto l’attentato.
L’udienza, programmata per il 5 novembre alle ore 20:00, rappresenta un tentativo di superare il lungo stallo che ha paralizzato i lavori della Commissione di Vigilanza, un blocco che affonda le sue radici nella complessa situazione istituzionale che ha portato alla mancata elezione del Presidente della RAI.

L’audizione non si configura come un evento isolato, ma si inserisce in un quadro più ampio di indagini e interrogazioni parlamentari.

Parallelamente, la Commissione Antimafia aveva già espresso la necessità di ascoltare direttamente Sigfrido Ranucci, dimostrando un interesse trasversale e bipartisan nella ricerca della verità.
Questa decisione di ascoltare Ranucci e Corsini solleva interrogativi rilevanti sul ruolo e le responsabilità della RAI come servizio pubblico.

L’aggressione al giornalista, infatti, non è solo un atto criminale da condannare senza appello, ma anche un campanello d’allarme che segnala possibili vulnerabilità nella protezione dei giornalisti impegnati in inchieste di interesse pubblico, soprattutto quando queste toccano tematiche delicate e potenzialmente scomode.
L’audizione, quindi, potrebbe portare alla luce criticità organizzative, lacune nella sicurezza e, forse, anche dinamiche interne che hanno favorito o, per omissione, non hanno contrastato l’insorgere di un clima di minacce e intimidazioni.

La speranza è che l’inchiesta non si limiti a individuare i responsabili materiali dell’aggressione, ma che possa anche portare a una revisione dei protocolli di sicurezza e delle procedure interne della RAI, garantendo una maggiore protezione per i giornalisti e rafforzando il suo ruolo di garante della libertà di informazione.

L’esito dell’audizione sarà quindi attentamente monitorato non solo dalle opposizioni, ma dall’intera opinione pubblica, in attesa di risposte chiare e definitive su un caso che ha profondamente turbato la coscienza civile del Paese.

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