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sabato 1 Novembre 2025

Ponte sullo Stretto: la Corte dei Conti dice no, scontro istituzionale

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera infrastrutturale che da decenni catalizza speranze e polemiche, si trova di nuovo al centro di un acceso conflitto istituzionale.

La Corte dei Conti, organo di garanzia contabile dello Stato, ha espresso un parere negativo, sollevando interrogativi profondi sull’opportunità e la sostenibilità finanziaria dell’opera.

La decisione, formale e documentata, non si limita a una semplice “bocciatura”, ma analizza nel dettaglio le premesse, le metodologie e le proiezioni economiche del progetto definitivo, approvato in agosto dal Comitato Interministeriale per l’Infrastrutture (Cipess).
L’intervento dei magistrati contabili, affiancato a una valutazione di impatto ambientale ancora oggetto di dibattito, evidenzia una serie di criticità.
Si contestano, ad esempio, l’assenza di un’analisi costi-benefici aggiornata e rigorosa, che tenga conto delle mutate condizioni economiche e tecnologiche rispetto alle stime iniziali.
Il parere della Corte dei Conti non ignora il potenziale sviluppo socio-economico che un collegamento stabile potrebbe apportare alla Calabria e alla Sicilia, ma sottolinea con fermezza la necessità di una pianificazione più accurata e trasparente, che eviti sprechi e rischi finanziari per lo Stato.

L’esecutivo, tuttavia, ribadisce la propria determinazione nel portare avanti il progetto, definendo il parere della Corte dei Conti come “un’interpretazione” e difendendo la validità delle scelte finora compiute.
La volontà di realizzazione del Ponte sullo Stretto sembra in questo momento irremovibile, alimentando un clima di tensione tra i diversi organi dello Stato.
Questa nuova ondata di contrasto si inserisce in un contesto storico complesso.

Il Ponte sullo Stretto è infatti un’opera segnata da continui stalli, modifiche progettuali e controversie politiche.
Fin dai primi abbozzi, l’opera ha suscitato un ampio dibattito che coinvolge economisti, ingegneri, ambientalisti e politici, dividendu l’opinione pubblica.
I costi, inizialmente stimati in poche centinaia di milioni di euro, sono lievitati nel corso del tempo, raggiungendo cifre considerevoli che alimentano dubbi sulla convenienza complessiva dell’intervento.

La questione non è solo tecnica o economica; è anche profondamente politica e sociale.

Il Ponte sullo Stretto rappresenta per la Calabria e la Sicilia un simbolo di riscatto, un’occasione per superare l’isolamento geografico e favorire lo sviluppo.
Tuttavia, per molti, l’investimento massiccio di risorse in un’opera di questa portata sarebbe meglio indirizzato verso interventi più urgenti e diffusi, come il miglioramento delle infrastrutture esistenti, la lotta alla povertà e il sostegno alle imprese locali.
Il conflitto tra la Corte dei Conti e il governo non è quindi solo una disputa tra istituzioni, ma riflette una più ampia riflessione sulla priorità degli investimenti pubblici, sull’efficienza della spesa e sulla necessità di un approccio più responsabile e sostenibile nella pianificazione delle grandi opere.
Il futuro del Ponte sullo Stretto, e con esso il futuro di un’aspettativa secolare, resta appeso a un filo.

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