L’ossessione per la purezza ideologica, quella sorta di zelo che agita l’attuale panorama politico, alimenta una narrazione pericolosa: la divisione.
In un’epoca definita da una campagna elettorale perpetua, dove l’azione politica sembra confondersi con una continua disputa per la supremazia comunicativa, si assiste a una polarizzazione che semplifica eccessivamente dinamiche complesse.
Il bersaglio privilegiato di questa semplificazione è la sinistra, un ombrello che accoglie, e a volte contrappone, una pluralità di sensibilità e prospettive.
L’idea che esista un cuore “puro” nella politica è illusoria e fuorviante.
La storia è un flusso inarrestabile di compromessi, di scelte difficili che implicano rinunce e, spesso, scelte pragmatiche in contrasto con ideali assoluti.
Pretendere di identificare un gruppo o un individuo come depositario di una verità assoluta, come detentore esclusivo della “parte giusta della storia”, è un esercizio di arroganza intellettuale che rischia di escludere e marginalizzare chi non si conforma a una definizione restrittiva di appartenenza ideologica.
La difficoltà di aggregazione che la sinistra contemporanea fatica a superare non è necessariamente un fallimento, ma potrebbe essere il sintomo di una vitalità che sfida la tentazione di una conformità superficiale.
L’assenza di Elly Schlein in alcune occasioni, interpretata da alcuni come un segnale di divisione, potrebbe, in realtà, riflettere un approccio diverso, una volontà di evitare la trappola della rappresentazione stereotipata e di costruire ponti al di là delle rigide definizioni di partito.
L’esigenza di un’identità collettiva forte è innegabile, soprattutto in un contesto politico frammentato e polarizzato.
Tuttavia, la forza di un movimento non risiede nella sua omogeneità, ma nella sua capacità di accogliere e di valorizzare la diversità di opinioni e di esperienze.
La coesione non si costruisce con l’imposizione di un’ortodossia ideologica, ma con il dialogo, il confronto e la ricerca di soluzioni condivise.
La sinistra, per ritrovare la sua voce e la sua capacità di incidere sulla realtà, deve liberarsi dalle catene dell’auto-referenzialità e del giudizio morale.
Deve smettere di inseguire l’illusione della purezza e concentrarsi sulla costruzione di un’agenda politica concreta, capace di rispondere alle sfide del nostro tempo: la giustizia sociale, la sostenibilità ambientale, la lotta contro le disuguaglianze, la difesa dei diritti civili.
Solo così potrà riconquistare la fiducia dei cittadini e dimostrare di essere un soggetto politico credibile e autorevole.
La vera forza non risiede nell’etichettare gli altri come “loro”, ma nel costruire un “noi” ampio e inclusivo, capace di abbracciare la complessità del mondo e di affrontare le sfide del futuro con coraggio e determinazione.





