Un monito solenne, emerso dall’organo di rappresentanza dei magistrati della Corte dei Conti, intercetta il dibattito parlamentare in prossimità del voto decisivo, previsto per il 27 dicembre.
La riforma attualmente all’esame del Senato rischia di compromettere l’essenza stessa di un organo costituzionale cruciale per il controllo della legalità e della gestione delle risorse pubbliche, in particolare in un momento storico segnato dall’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
La preoccupazione principale, espressa dal presidente dell’Associazione Magistrati della Corte dei Conti, Donato Centrone, non concerne una mera opposizione al cambiamento, bensì la velocità con cui il provvedimento si appresta a essere approvato, un ritmo giudicato incompatibile con una riflessione approfondita e multidisciplinare.
L’urgenza di concludere il processo legislativo tra le festività natalizie solleva interrogativi sulla genuinità del dibattito e sulla possibilità di valutare compiutamente le implicazioni di una riforma così significativa.
La magistratura contabile, garante indipendente del corretto utilizzo del denaro pubblico, svolge un ruolo imprescindibile nel sistema dei controlli, agendo come sentinella contro sprechi, irregolarità e potenziali illeciti.
La riforma, così come formulata, rischia di erodere questa autonomia e di limitare la capacità di indagine e di segnalazione, comprimendo il suo potere di vigilanza e di indirizzo.
L’alterazione degli equilibri costituzionali che ne deriverebbe non si limiterebbe a un mero ridimensionamento dell’organo, ma inciderebbe profondamente sulla capacità dello Stato di garantire la trasparenza, l’efficienza e l’efficacia della spesa pubblica.
In un contesto caratterizzato da crescenti sfide economiche e sociali, e dalla necessità di utilizzare al meglio le risorse del PNRR per la ripresa e la modernizzazione del Paese, un organo di controllo indipendente e forte è un presupposto imprescindibile per il successo delle politiche pubbliche e per la fiducia dei cittadini.
Il timore non è quindi un’opposizione al cambiamento in sé, ma la prospettiva di una riforma affrettata, priva di una visione strategica e sistemica, che rischia di minare le fondamenta di un sistema di controlli essenziale per il buon funzionamento dello Stato e per la salvaguardia del patrimonio pubblico.
Un appello alla responsabilità politica, dunque, per evitare di compromettere un pilastro della legalità e della democrazia.





