martedì 9 Settembre 2025
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Riforma Giustizia: Cassano avverte, rischio per l’equilibrio dei poteri.

La recente riflessione della giurista Margherita Cassano, ex Presidente della Corte di Cassazione, solleva interrogativi cruciali circa le potenziali implicazioni di una riforma della giustizia che potrebbe involontariamente erodere il tessuto connettivo della cultura giuridica italiana.
La sua preoccupazione, espressa nell’ambito di un’audizione parlamentare informale, non si concentra tanto sull’innovazione in sé, quanto sull’effetto distorsivo che determinate misure potrebbero avere sull’equilibrio dei poteri e sulla percezione pubblica di equità.
L’idea di istituire due nuovi Consigli Superiori della Magistratura (CSM), interconnessi con la figura del Pubblico Ministero, scatena un dibattito complesso che va ben oltre la semplice riorganizzazione istituzionale.

Il punto focale della critica di Cassano risiede nella potenziale amplificazione del potere giurisdizionale già intrinseco al PM.
È innegabile che l’esercizio delle funzioni del Pubblico Ministero comporti un impatto profondo sulla vita dei cittadini.

L’apertura di un procedimento penale, con le sue ripercussioni sulla reputazione, sulla libertà personale e sull’equilibrio familiare, rappresenta un’azione gravissima, pervasa di implicazioni sociali ed emotive.
Il PM, in questo contesto, detiene un potere considerevole, che deve essere esercitato con la massima responsabilità e nel rispetto dei principi costituzionali.

L’istituzione di CSM legati al PM, se non attentamente calibrati, rischia di consolidare ulteriormente questa posizione, creando una sorta di “bolla” di influenza che potrebbe limitare il controllo esterno e favorire decisioni basate su logiche interne, potenzialmente distanti dalla sensibilità e dalle esigenze della collettività.
Si creerebbe, in sostanza, una separazione culturale all’interno del sistema giudiziario, dove i criteri di valutazione e le priorità potrebbero divergere significativamente rispetto alle aspettative della società.
Questa “separazione” non si traduce solo in un rischio di arbitrio, ma anche in una potenziale perdita di fiducia nel sistema giudiziario da parte dei cittadini.

La percezione di un potere incontrollato, seppur tecnicamente giustificato da motivazioni procedurali, può alimentare sospetti e frustrazioni, minando la credibilità dell’intero apparato giudiziario.
Inoltre, è fondamentale considerare l’impatto sulla funzione di garanzia della magistratura.

Un sistema in cui la valutazione dei magistrati è eccessivamente influenzata dal potere del PM rischia di compromettere l’indipendenza e l’imparzialità, elementi imprescindibili per la tutela dei diritti dei cittadini.
La riflessione di Cassano, quindi, invita a un esame più attento e articolato delle riforme in atto, con l’obiettivo di bilanciare l’innovazione con la salvaguardia dei principi fondamentali che sorreggono il sistema giudiziario italiano, preservando la sua integrità culturale e la sua capacità di garantire una giustizia equa e accessibile a tutti.

Si tratta di un monito a non sacrificare la sostanza sull’altare delle apparenze, e a preservare la fiducia dei cittadini nel ruolo cruciale della giustizia.

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