La recente approvazione, in sede di prima lettura alla Camera dei Deputati, di una proposta legislativa destinata a riformare la legislazione sulla violenza sessuale rappresenta un intervento di profonda rielaborazione del panorama giuridico esistente.
La proposta, condensata in un unico, corposo articolo, si propone di sostituire integralmente l’articolo 609-bis del Codice Penale, il quale attualmente disciplina il reato di violenza sessuale.
Questa revisione non si limita a una mera correzione tecnica, bensì riflette un’evoluzione nella comprensione e nel trattamento di tali crimini, guidata da una crescente sensibilità sociale e da un’urgente necessità di adeguamento alle più recenti acquisizioni scientifiche e interpretative.
L’obiettivo primario è quello di depenalizzare le condotte che, pur avendo connotati di coercizione e costrizione, non raggiungono la soglia della penetrazione, introducendo al contempo un sistema di valutazione più accurato e attento alla vittima.
Il fulcro della riforma risiede nella ridefinizione del concetto stesso di “consensualità”.
La legge mira a superare l’interpretazione meccanicistica e formale che spesso ha caratterizzato l’applicazione dell’articolo 609-bis, spostando l’attenzione dalla mera assenza di una resistenza fisica alla valutazione della reale volontà della persona offesa, espressa in forma esplicita o derivante da comportamenti univoci e inequivocabili.
Questa interpretazione, supportata da studi sulla psicologia del trauma e sulla dinamica della coercizione, riconosce che la vittima, in situazioni di forte pressione psicologica o fisica, potrebbe non essere in grado di esprimere un consenso libero e consapevole.
La proposta legislativa introduce, inoltre, meccanismi volti a rafforzare la tutela della vittima e a facilitare l’accesso alla giustizia.
Si prevede, ad esempio, la possibilità di avvalersi del supporto di un professionista della salute mentale durante l’intero processo, dall’udienza preliminare fino alla fase di esecuzione della pena.
Si intende, altresì, semplificare le procedure per l’acquisizione di prove e per la protezione della vittima da eventuali ritorsioni da parte dell’aggressore.
Un aspetto cruciale della riforma è la maggiore attenzione dedicata alla prevenzione della violenza sessuale.
La proposta prevede, infatti, l’inserimento di programmi di educazione e sensibilizzazione nelle scuole e nei luoghi di lavoro, volti a promuovere una cultura del rispetto e dell’uguaglianza di genere.
Si auspica, in tal modo, di contrastare le cause profonde della violenza e di creare una società più giusta e sicura per tutti.
L’approvazione in prima lettura segna un passo importante verso una riforma attesa da tempo, ma il dibattito è aperto e la discussione in sede di commissione parlamentare sarà determinante per definire i contenuti finali della legge.
Resta fondamentale che la nuova disciplina sia in grado di bilanciare la tutela della vittima con il diritto alla difesa dell’imputato, garantendo al contempo l’effettività del sistema di giustizia penale.
La sfida è quella di creare una normativa moderna, sensibile e capace di rispondere adeguatamente alle complessità del fenomeno della violenza sessuale, promuovendo una cultura del rispetto e dell’uguaglianza che permei l’intera società.








