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mercoledì 12 Novembre 2025

Riprogrammazione Fondo Cinema: Scontro tra Cultura e Finanze

Il Ministero della Cultura, in una comunicazione formale trasmessa al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) il 17 ottobre, ha sollevato una questione cruciale riguardante la riprogrammazione delle risorse destinate al settore audiovisivo nazionale.
La missiva, riportata da fonti autorevoli, evidenzia una proposta di revisione del Fondo per lo Sviluppo degli Investimenti nel Cinema e nell’Audiovisivo, un pilastro finanziario per la produzione cinematografica e audiovisiva italiana.
Il Fondo, attualmente dotato di risorse considerevoli, è vincolato da una formula complessa che ne determina l’ammontare annuale.

Questa formula, originariamente stabilita nel 2017, prevede un finanziamento parametrato all’11% delle entrate effettivamente incassate dallo Stato nell’anno precedente, con una soglia minima garantita a 450 milioni di euro nel 2026 e a 400 milioni di euro a partire dal 2027.
Tale meccanismo, pur mirando a garantire una base finanziaria stabile, si è rivelato in alcuni anni particolarmente oneroso per il bilancio pubblico, soprattutto in contesti di fluttuazioni economiche.

La proposta avanzata dal Gabinetto del Ministero della Cultura mirava a una significativa riduzione del Fondo, quantificabile in circa un terzo.

In termini concreti, ciò avrebbe comportato una decurtazione di circa 240 milioni di euro nel primo anno e di quasi 300 milioni nel successivo, riportando lo stanziamento complessivo a 400 milioni di euro, il livello originario previsto nel 2017.

Un intervento di tale portata avrebbe avuto implicazioni profonde sul panorama produttivo cinematografico e audiovisivo italiano, potenzialmente limitando la capacità di sostenere nuove opere, progetti sperimentali e iniziative volte alla promozione del cinema italiano all’estero.

L’iniziativa ha suscitato un dibattito interno al sistema finanziario pubblico.

I tecnici del Tesoro, a seguito di un’attenta valutazione, hanno espresso riserve sull’entità del taglio proposto, suggerendo al Ministero della Cultura di rivedere l’operazione e di diluirla nel tempo, al fine di mitigare l’impatto negativo sul settore e consentire una transizione più graduale.
La questione solleva interrogativi fondamentali sulla sostenibilità finanziaria delle politiche culturali, la necessità di bilanciare le esigenze di contenimento del debito pubblico con il sostegno alle industrie creative e l’importanza di preservare un sistema di finanziamento equo e trasparente per il cinema italiano.
La discussione è destinata a proseguire, con l’obiettivo di trovare una soluzione condivisa che tenga conto delle diverse sensibilità e degli interessi in gioco.

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