La reazione del governo ungherese al servizio de “Report” su Raitre ha assunto toni aspri, definendolo un’aberrazione interpretativa volta a screditare le dinamiche transnazionali in atto nel panorama politico contemporaneo.
A esprimere l’insoddisfazione, tramite un post sui social media, è Balázs Orbán, figura chiave come consigliere politico del Primo Ministro Viktor Orbán.Il servizio, intitolato provocatoriamente “L’offensiva sovranista contro l’Europa: l’asse Meloni-Trump”, viene percepito come un’operazione di distorsione che inscena un presunto fronte comune tra forze politiche di diverso orientamento, al fine di dipingerle come un pericolo per l’integrazione europea.
L’analisi critica si concentra sulla strumentale inclusione di istituzioni e centri di ricerca, come il think tank ungherese MCC Budapest e l’istituzione polacca Ordo Iuris, responsabili del rapporto “The Great Reset”.
Questo documento, presentato come prova di un’ipotetica cospirazione volta a rimodellare le istituzioni dell’Unione Europea in chiave “sovranista”, viene interpretato come un tentativo di stigmatizzazione ideologica.
L’impostazione del servizio, secondo il governo ungherese, ignora la complessità delle motivazioni e delle preoccupazioni che animano i movimenti e le organizzazioni di cui si fa menzione.
Queste, infatti, potrebbero legittimamente rivendicare una maggiore attenzione alla sovranità nazionale, alla tutela delle identità culturali e alla revisione di alcune politiche comunitarie percepite come eccessivamente centralizzate o imposte dall’alto.
La critica trascende la mera contestazione del contenuto specifico del servizio.
Essa si radica in una più ampia riflessione sulla necessità di un dibattito pubblico più equilibrato e rispettoso della pluralità di voci e prospettive che caratterizzano il panorama politico europeo.
Il governo ungherese sottolinea come sia essenziale evitare semplificazioni e narrazioni manichee che rischino di alimentare divisioni e pregiudizi, impedendo una comprensione approfondita delle sfide che l’Europa si trova ad affrontare.
L’accusa, implicitamente, è di un giornalismo orientato a confermare pregiudizi preesistenti piuttosto che a promuovere un’indagine obiettiva e imparziale.









