Un’emergenza di identità si è generata a Balvano (PZ), un territorio segnato da una memoria dolorosa e dalla necessità di preservare il proprio significato storico-culturale. La potenziale modifica della denominazione dello svincolo autostradale del raccordo Potenza-Sicignano degli Alburni, nodo cruciale tra Basilicata e Campania, ha innescato un acceso dibattito politico e civile, riaprendo ferite profonde e interrogativi fondamentali sul senso del riconoscimento e della memoria collettiva.L’iniziativa, nata dalla richiesta del Comune di Vietri di Potenza, mira a sostituire la denominazione attuale, “Svincolo di Balvano”, con il nome del comune limitrofo. Questa proposta, apparentemente amministrativa, si rivela però un atto potenzialmente lesivo per l’identità di Balvano, un paese che porta impresso nel suo tessuto sociale il trauma del crollo della chiesa di San Giuliano durante il terremoto del 1980, una tragedia che costò la vita a 77 persone, tra cui numerosi bambini.L’ex sindaco Costantino Di Carlo, figura di riferimento per la comunità balvanese, ha sollevato la questione con forza, denunciando la potenziale cancellazione di un toponimo che rappresenta un patrimonio di memorie e un monito costante. La convocazione di un’assemblea pubblica in piazza Garibaldi, luogo simbolo del dolore e della resilienza balvanese, testimonia la mobilitazione della cittadinanza e la volontà di opporsi a una decisione percepita come ingiusta e priva di rispetto per le vittime e per le loro famiglie.La dinamica politica si complica ulteriormente per il coinvolgimento dell’attuale sindaco di Balvano, Ezio Di Carlo, il cui atteggiamento, sebbene non ufficialmente ostile, non ha impedito la mobilitazione dell’ex sindaco e dei suoi sostenitori. L’iniziativa di Costantino Di Carlo, coadiuvato da un gruppo di cittadini, ha previsto la raccolta firme, un atto concreto di resistenza e di affermazione dell’identità balvanese.L’episodio trascende la semplice disputa su una denominazione geografica, configurandosi come una riflessione più ampia sulla necessità di tutelare i segni della memoria, di preservare la continuità storica e di onorare le vittime di eventi tragici. La questione sollevata non è una mera querelle politica o faziosa, ma un appello alla responsabilità civile, un invito a non dimenticare e a non permettere che la storia venga manipolata o cancellata. Il nome “Balvano” è un grido di riconoscimento, un ponte tra passato e presente, un simbolo di resilienza e di speranza per il futuro. La partecipazione attiva della comunità è essenziale per garantire che questa voce non venga soffocata e che la memoria del terremoto e delle sue vittime continui a vivere nel cuore e nella coscienza di tutti. La decisione finale dovrà tener conto non solo di considerazioni amministrative, ma soprattutto del profondo significato che il toponimo riveste per l’intera comunità balvanese.
Balvano contro il cambiamento: identità e memoria a rischio
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