A Laurenzana, il centro Mediterraneo delle Arti, guidato da Ulderico Pesce, intende restituire voce a una figura imprescindibile del panorama letterario lucano: Michele Parrella, poeta nato nel 1929 e spentosi a Roma nel 1996.
Lo spettacolo, promosso dal Consiglio Regionale della Basilicata con la partecipazione del Dirigente Generale Nicola Coluzzi, non si propone semplicemente come una celebrazione postuma, ma come un’esplorazione critica e affascinante di un’esistenza anticonformista e di una poetica profondamente radicata nella terra, pur proiettata verso orizzonti cosmopoliti.
L’iniziativa vuole recuperare una memoria spesso marginalizzata, elevando la figura del “principe del Serrapotamo” a simbolo di un’autenticità rara, un patrimonio culturale regionale ancora in attesa di piena valorizzazione.
Lo spettacolo ripercorre il suo percorso, un pellegrinaggio esistenziale che lo ha visto transitare da Laurenzana a città chiave come Monaco, Parigi, Berlino, Firenze, Matera e Roma, ognuna lasciando un’impronta indelebile nel suo immaginario e nella sua produzione poetica.
Parrella incarnò un’idea di scrittura effimera, nomade, in costante divenire, un rifiuto deliberato di qualsiasi forma di stabilizzazione e di accettazione delle norme estetiche e sociali del suo tempo.
La sua poesia, custodita gelosamente, non era destinata alla pubblicazione, né tanto meno alla performance; era un atto di sincerità assoluta, una ricerca incessante di verità interiori attraverso l’esperienza vissuta.
In un netto contrasto con la retorica celebrativa di Gabriele D’Annunzio e il suo Vittoriale, monumento alla propria grandezza, Parrella coniò il termine “sconfittoriale,” un concetto radicale che trascende la semplice sconfitta per diventare una chiave interpretativa della sua intera visione del mondo.
La “sconfitta” non è un fallimento, ma un riconoscimento umile della precarietà dell’esistenza, una condizione che lo avvicina all’essenziale, al cuore pulsante della poesia.
La rappresentazione, curata e interpretata da Ulderico Pesce e Maria Letizia Gorga, si avvale dell’apporto musicale di Stefano De Meo al pianoforte, Pierangelo Camodeca alla fisarmonica, Vincenzo D’Orsi alle percussioni ed Ester Santarsiero, Filomena Canosa e Raffaella Esposito, che contribuiscono a creare un’atmosfera suggestiva e a sottolineare le sfumature emotive del testo.
Lo spettacolo non è solo un omaggio a un poeta dimenticato, ma un invito a riflettere sull’importanza dell’autenticità, della vulnerabilità e della ricerca incessante di un significato profondo in un mondo sempre più superficiale e apparente.