Matera, città di pietra e luce, si rivela un’esperienza che trascende le immagini.
L’incontro con la sua essenza, palpabile tra i Sassi, supera ogni aspettativa, lasciando un’impronta indelebile nell’animo di chi la visita.
Non solo un luogo fisico, Matera è un catalizzatore di ispirazione, un palcoscenico ideale per narrazioni complesse, un suggestivo crocevia di storia e arte.
L’omaggio a Gabriele Mainetti, figura di spicco del cinema italiano contemporaneo, durante la sesta edizione del Matera Film Festival, sottolinea il legame profondo tra la città e il linguaggio cinematografico.
Regista, sceneggiatore e compositore dalla visione unica, Mainetti ha saputo coniugare la sua passione per il genere e l’innovazione con una profonda sensibilità artistica.
Il suo percorso creativo, partito da cortometraggi come *Basette* e *Tiger Boy*, ha visto un’esplosione di successo con *Lo chiamavano Jeeg Robot*, un’opera che ha raccolto prestigiosi riconoscimenti – sette David di Donatello, due Nastri d’argento, quattro Ciak d’oro e il Globo d’oro – consacrandolo come uno dei talenti più promettenti del panorama nazionale.
*Freaks Out*, il suo secondo lungometraggio, ha continuato a consolidare la sua reputazione, ottenendo sei David di Donatello e tre Nastri D’argento.
Il recente *La città proibita*, un’ulteriore tappa del suo percorso, ha riscosso apprezzamenti internazionali, premiato con il Grand Prix Nouveau Genre e il Prix du Public all’Étrange Festival di Parigi, e il Bronze Award – Best International Feature al Fantasia International Film Festival di Montréal.
Questi riconoscimenti testimoniano la sua capacità di creare opere originali, capaci di superare i confini geografici e culturali.
La retrospettiva dedicata a Mainetti durante il festival non è solo un omaggio al suo talento, ma anche un’occasione per comprendere l’evoluzione del suo linguaggio cinematografico, caratterizzato da un’inconfondibile miscela di generi e una ricerca costante di armonia tra elementi apparentemente distanti.
Come egli stesso ammette, la sua “attitudine” a vagare “fuori tema”, definita dalla sua maestra come una propensione ai “voli pindarici”, è il motore della sua creatività.
Per Mainetti, il cinema è una sfida, un esperimento continuo in cui realtà antitetiche si fondono in un’unica, affascinante narrazione, testimoniando la potenza del cinema come strumento di esplorazione e di espressione artistica.
La città di Matera, con la sua storia millenaria e la sua bellezza senza tempo, si conferma così un luogo privilegiato per celebrare l’ingegno e la visione di un artista che ha saputo reinventare il cinema italiano.






