martedì 14 Ottobre 2025
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Potenza

Palazzo Enel Rinasce: Arte e Memoria a Potenza

Il recupero e la riapertura al pubblico di Palazzo Enel a Potenza, un’icona architettonica del ventennio fascista, rappresentano un evento di notevole significato culturale e urbano.

L’edificio, eretto tra il 1938 e il 1940 dagli ingegneri Raffaele Rivelli e Luigi Montesano, si erge ora come scenario privilegiato per il Città delle 100 Scale Festival, ospitando la mostra “Contrordine” dal 10 ottobre al 2 novembre.
L’edificio, segnato da un decennio di silenziosa inattività, si rivela un palcoscenico inatteso per un percorso artistico che intende dialogare con la sua stessa natura decadente.

La riapertura, per stessa ammissione degli organizzatori, trascende la semplice inaugurazione di una mostra, configurandosi come un atto performativo che rianima un luogo dimenticato e ne restituisce al tessuto urbano una parte essenziale della sua memoria.

Palazzo Enel, espressione dell’architettura razionalista tipica del regime, incarnava l’ideologia di un’epoca proiettata verso una modernità “sistematizzante”, un’estetica funzionale al potere.

Oggi, la sua presenza, pur segnata dal tempo, continua a imprimere un’impronta nella città, una testimonianza tangibile di un passato complesso e problematico.
La mostra “Contrordine”, curata da Donato Faruolo, accademico e teorico dell’arte contemporanea, si propone come una riflessione critica sulla condizione artistica e culturale contemporanea.

Il titolo stesso, “Contrordine”, evoca un atto di disobbedienza, una rettifica, un’inversione di marcia rispetto a un ordine prestabilito, un fallimento di un sistema di valori consolidato.

Faruolo, attraverso le opere di Maria Ditaranto, Marcello Mantegazza e Nicola Di Croce/Marta Magini, intende svelare la fragilità dell’esistente, la precarietà della conoscenza, il peso delle rovine che incombono sulla nostra epoca.

L’approccio degli artisti non mira a celebrare la distruzione o a edulcorarla con un estetismo superficiale, ma a esporla nella sua cruda verità, a interrogarne le cause e le conseguenze.
Lungo la maestosa scalinata che conduce al secondo piano, l’installazione sonora di Croce/Magini crea un’esperienza immersiva, un paesaggio sonoro che amplifica le vibrazioni del luogo.
Nei corridoi e negli ambienti un tempo animati dal lavoro d’ufficio, le opere di Ditaranto e Mantegazza si dispiegano come frammenti di memoria, come reliquie di un passato che resiste e si fa sentire.
La mostra, nel suo complesso, si configura come un viaggio introspettivo, un invito a confrontarsi con le ombre del passato e a interrogare il presente, in un palazzo che risuona ancora delle voci di chi lo ha abitato e delle storie che ha custodito.

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