Le organizzazioni sindacali Fismic e Uilm, in rappresentanza dei lavoratori impiegati nelle aziende Las e Lgs, nodi cruciali della catena logistica a supporto degli stabilimenti Stellantis di Melfi (Potenza), annunciano un’azione di sensibilizzazione pubblica.
Domani, un presidio davanti alla sede della Regione Basilicata testimonerà la loro istanza: un anno supplementare di cassa integrazione per i dipendenti coinvolti.
La richiesta, lungi dall’essere una semplice misura assistenziale, si configura come un atto di difesa del tessuto produttivo e dell’occupazione in un territorio fragile, profondamente legato all’industria automobilistica.
Le sigle sindacali denunciano con fermezza una situazione paradossale: la mancata applicazione di un diritto-opportunità riconosciuto a livello nazionale.
L’area in cui operano le aziende in questione è stata correttamente inclusa nel perimetro delle crisi industriali complesse, un provvedimento che dovrebbe garantire l’accesso a strumenti di ammortizzatori sociali a pieno carico e senza oneri per le imprese.
L’inazione di alcune aziende viene considerata un’omissione gravissima, una rinuncia a sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione per sostenere la filiera.
Angelo Gentile (Uilm) e Massimo Coviello (Fismic) sottolineano che il potenziale ricaduta positiva della produzione della nuova Jeep Compass rappresenta una reale possibilità di rilancio per l’intero stabilimento.
Tuttavia, questa opportunità non può concretizzarsi pienamente senza una gestione oculata delle risorse umane, che passa necessariamente attraverso la garanzia di un periodo di transizione adeguato.
L’anno ulteriore di cassa integrazione non è dunque un favore, ma una condizione imprescindibile per consentire il completamento del percorso di riqualificazione professionale avviato e, soprattutto, per creare le basi di una ripartenza solida e duratura.
Si tratta di un investimento sul futuro, volto a preservare competenze, a favorire l’innovazione e a rafforzare la competitività dell’indotto Stellantis nel Mezzogiorno.
La protesta sindacale mira a sollecitare l’attenzione delle istituzioni regionali e nazionali, affinché si intervenga con decisione per garantire che le aziende rispettino il loro ruolo di responsabili sociali, onorando gli impegni presi e sostenendo i lavoratori in un momento cruciale per il futuro dell’area industriale di Melfi.